Luciano Moggi, dopo la decisione della FIGC di aprire un’inchiesta su di lui, ha rilasciato delle importanti dichiarazioni.
La Juventus di Massimiliano Allegri ha dato ieri sera una bella risposta a questo momento così complicato. I bianconeri, infatti, hanno battuto 1-0 la Lazio di Maurizio Sarri nel quarto di finale di Coppa Italia. Il team piemontese adesso è atteso dalla doppia sfida in semifinale contro l’Inter di Simone Inzaghi.
Nonostante il passaggio del turno, vista la penalizzazione di 15 punti e le altre che potrebbero arrivare nelle prossime settimane, Massimiliano Allegri ha ribadito che la gara di martedì prossimo scontro contro la Salernitana di Davide Nicola è uno scontro diretto: “Hanno solo due punti di svantaggio rispetto a noi”.
In attesa del verdetto del Collegio di Garanzia del Coni sul ricorso presentato dalla Juventus sulla sentenza della Corte d’Appello della FIGC, infatti, la squadra di Massimiliano Allegri è relegata al tredicesimo posto con soli 23 punti. Tuttavia, oltre alla questione penalizzazione, per il mondo bianconero bisogna registrare una novità anche su Luciano Moggi.
Polemica Moggi, l’ex dirigente della Juve attacca Chiné: “Non può decidere con chi devo parlare”
Come riportato dalla ‘Gazzetta dello Sport’, la FIGC ha aperto un’inchiesta sull’ex dirigente juventino. Luciano Moggi, lo scorso 14 gennaio si presentò a bordocampo nel corso della gara tra le Primavere della Juventus e del Napoli. Cosa che Moggi non avrebbe potuto fare, vista la sua radazione dopo gli eventi di Calciopoli.
Dopo qualche ora, ai microfoni ufficiali di ‘LaPresse’, è arrivata la risposta ufficiale di Luciano Moggi: “Abito a Napoli e ho letto che c’era questa partita. Sono andato a Cercola insieme a due amici e, siccome non ero pratico del campo, ho chiesto all’addetto che mi ha fatto entrare a bordocampo. Lì ho salutato calorosamente Pessotto, il quale è stato un mio ex giocatore. Chiné non può dire che io non posso parlare con qualcuno, perché questo è stalking”.
Le dichiarazioni di Luciano Moggi poi continuano: “Chiné? Non so perché abbia mandato una persona della Procura a Torino per parlare con Pessotto e non sia andato invece a Napoli a sentire l’inserviente dello stadio, il quale avrebbe confermato la mia versione”.