Oggi è inutile e fuorviante parlare di quanto valgono i calciatori, perché non lo sapremo mai. Conta il ‘sistema’ di cui parlano le Procure
Il -15 alla Juventus apre, senza girarci troppo intorno, un nuovo fronte per il calcio italiano. Non siamo ai livelli del sisma causato da Calciopoli, ma è anche vero che è solo l’inizio di un anno lunghissimo soprattutto per i bianconeri. Le dimissioni in blocco di Andrea Agnelli (che ha rinunciato, non a caso, anche a tutti gli incarichi nelle aziende di famiglia quotate in borsa) e del consiglio di amministrazione erano un segnale chiarissimo sul terremoto che si avvicinava.
La decisione della Corte d’Appello della FIGC è il primo fronte aperto per i torinesi, che entro la fine di gennaio potrebbero ricevere un nuovo deferimento dalla giustizia sportiva per la ‘manovra stipendi’ e, a marzo, inizieranno il con l’udienza preliminare il percorso con la giustizia ordinaria. Sullo sfondo, restano le eventuali iniziative della UEFA, che attenderà gli esiti dei processi sportivi italiani per agire.
Per comprendere appieno la scelta della corte presieduta da Mario Luigi Torsello ieri, ovviamente, dovremo attenderne le motivazioni. Ciò che fa storcere il naso soprattutto ai tifosi bianconeri è l’assoluzione degli altri club coinvolti e l’ancora nebuloso tema ‘valore dei calciatori’. Ma la posizione della Juventus, visti gli elementi in nostro possesso oggi, non è paragonabile alle altre per i motivi che analizziamo di seguito.
Per quanto mi riguarda, non credo che potrà mai esistere una norma in grado di stabilire con scienza esatta quanto vale oggettivamente un giocatore di qualsiasi sport e del calcio in particolare. Prendiamo il caso Kvaratskhelia: il Napoli lo ha pagato 10 milioni e in sei mesi il suo valore si è decuplicato.
Le dinamiche imprevedibili del calciomercato non potranno essere incasellate in uno schema preciso, ma oggi non stiamo discutendo di questo. Se oggi siamo giunti a questo caos è perché, a luglio 2021, la Consob richiese degli accertamenti alla Juve (che, ricordiamolo, è quotata in borsa) in merito a “natura e trattamento contabile di contratti di cessione e di acquisto di diritti alle prestazioni sportive di calciatori”. Da lì partì il lavoro della Procura di Torino, che ha svelato con la lunga indagine Prisma un possibile sistema col quale, in maniera costante, si effettuavano operazioni modificando il valore dei calciatori coinvolti in base alle necessità di bilancio.
E lo ha fatto adducendo delle intercettazioni il cui contenuto potrebbe confermare in maniera netta proprio questo scenario. Il colloquio di Elkann e Agnelli (“Si sono allargati”, “eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze”), Agnelli e Arrivabene (“abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti e soprattutto la merda, perché è tutta la merda che sta sotto che non si può dire”), le frasi dell’ex Chief Financial Officier Marco Re (“Tu pensa uno come Arthur, che per farti la plusvalenza Pjanic hai pagato 75 milioni, adesso ti deve anche andare sotto i ferri… Cioè, era palese no? Che non fosse uno da quella cifra lì”), quelle di Cherubini a Bertola (“Hai attivato una modalità lecita ma l’hai spinta troppo”, “se torniamo a essere la Juve di qualche anno fa (…) ce l’avremo in casa, non artefatte nei valori”), il “libro nero FP” con la voce “utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali”.
Si tratta delle “pistole fumanti”, quelle che ha fornito la Procura di Torino e che, evidentemente, non ci sono per gli altri club coinvolti nella vicenda. Il ragionamento di Marco Re sul valore di Arthur e Pjanic, operazione che fruttò una plusvalenza da oltre 40 milioni, era chiaro a tutti sin dall’inizio, ma la questione, oggi, non è più quella. Il tema chiave è il sistema di cui parla la Procura della FIGC, emerso grazie al lavoro di quella di Torino: “Dall’attività di captazione dell’Autorità giudiziaria procedente di Torino, emerge che nelle conversazioni intercettate nel periodo compreso tra il 14.7.2021 al 25.11.2021, vi è un riferimento diretto, esplicito e dal chiaro tenore confessorio in ordine ad un vero e proprio sistema di plusvalenze poste a budget realizzate mediante “scambi” incrociati di calciatori e giovani calciatori, (cosiddette operazioni “a specchio”), dove la Juventus e la società interlocutrice intenzionalmente perfezionano le trattative e stipulano i correlati contratti, al solo fine di “realizzare valori di bilancio” già prestabiliti, a prescindere dal calciatore che sarà oggetto della cessione”.
Non conta più quanto valgono Pjanic, Sturaro o Pablo Moreno. Conta l’eventuale “sistema” per tenere il bilancio in un ordine relativo (visti i 700 milioni comunque sborsati dalla proprietà negli ultimi tre anni) che ha consentito di continuare a muoversi sul mercato con operazioni di altissimo livello da Ronaldo in poi (De Ligt, Chiesa, Vlahovic…) e, dunque, ha influito sui risultati del campo. Non poco.
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