L’Argentina conquista la finale, con il momento decisivo che è passato per i piedi (e la mentalità) di Lautaro Martinez. Contro la Croazia servirà la sua incisività.
L’Argentina non è partita, in questi Mondiali in Qatar, come ci sarebbe aspettati. Stiamo parlando di una competizione che sta stupendo, e non poco, con risultati impronosticabili. E con nazionali importanti rispedite a casa contro ogni aspettativa. Eppure l’Argentina ha continuato a resistere, arrivando in semifinale. Grazie anche a un momento decisivo passato per i piedi e la mentalità di Lautaro Martinez.
Tra coloro che non hanno affrontato i Mondiali come ci si sarebbe fin da subito aspettati c’è da annoverare anche lo stesso Lautaro Martinez. L’attaccante dell’Inter, infatti, è rimasto praticamente nell’ombra per le prime gare giocate da titolare. Poi, da subentrante, non ha regalato quella garra che da uno come lui si pretende.
Forse le alte aspettative, forse i momenti delicati affrontati dall’intera nazionale sudamericana, ma Lautaro Martinez ha deluso chi ha creduto potesse consacrarsi come uno dei migliori giocatori offensivi di questo Mondiale del 2022. Almeno fino alla gara contro l’Olanda. Quando il rigore decisivo per l’accesso alla semifinale è stato affidato proprio a lui.
Per l’Argentina è tempo di semifinale in Qatar. Nonostante qualche difficoltà incontrata lungo il percorso, la Selección è arrivata a doversela vedere con la Croazia. C’è chi, quando ha visto Lautaro Martinez andare a calciare il quinto rigore, quello decisivo, contro l’Olanda, ha temuto potesse essere la pietra definitiva da porre su un Mondiale da dimenticare.
Invece, l’attaccante ha preso la palla tra le mani e, pensando solamente a sua figlia (come ha poi lui stesso dichiarato), non si è fatto distrarre da tutto ciò che in quel momento lo stava circondando. Ha calciato così un rigore perfetto, abbracciando a braccia spalancante la possibilità di regalare la semifinale ai suoi compagni e ai suoi tifosi connazionali.
Ora più che mai questo dev’essere per lui il momento della svolta. Perché un Lautaro in più in squadra non può essere altro che un grande punto a proprio favore. Come riferito a ‘La Gazzetta dello Sport’ anche da Daniel Bertoni, campione del mondo con l’Argentina nel 1978.
“Quel pallone – ha dichiarato – pesava tantissimo e lui ha mostrato carattere. È un goleador nato, vive di reti: a volte la palla non entra ma poi quando salta il tappo tutto viene da sé. Spero che anche stavolta sia così. Qualcuno ha detto che per il suo modo di muoversi è il ‘Bertoni del 2022‘: la definizione mi piace”.
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