Anche stavolta l’Inghilterra alza bandiera bianca con largo anticipo ai Mondiali. E anche stavolta nessun “it’s coming home”.
La sconfitta contro la Francia certifica ancora un volta il fallimento dell’Inghilterra ai Mondiali. Nonostante una squadra giovane e piena di talento, reduce dall’argento ad Euro 2020, gli uomini di Southgate si fermano ai quarti.
Eppure quest’edizione, complice anche il fatto che si giocasse a novembre/dicembre e che quindi i giocatori di Premier non erano arrivati ‘cotti’ dall’estenuante stagione calcistica d’oltremanica, aveva fatto ben sperare.
E invece, come puntualmente accade, con la sola eccezione del contestatissimo successo nel Mondiale casalingo del ‘66, l’Inghilterra torna a casa a mani vuote. Nessun “it’s coming home”, nemmeno stavolta. Il celebre coro, che forse scaramanticamente sarebbe il momento di mettere da parte, strozzato ancora una volta in gola.
Inghilterra e Mondiali, storia di un rapporto complicato
Fino agli anni ‘50 gli inglesi evitarono di confrontarsi con le altre nazionali ai Mondiali. Troppo forti (o forse troppo ‘spocchiosi’?) i maestri del football per condividere il campo con le altre nazionali. Al massimo con qualche altra home nations: Scozia, Irlanda del Nord e Galles. Solo da lì sarebbe potuta uscire un’avversaria degna dei Tre Leoni.
Presunzione di superiorità che fu totalmente sconfessata nell’edizione del 1950, dove la nazionale statunitense, paese che nemmeno aveva un campionato nazionale, sconfisse chi il football lo praticava da un quasi un secolo.
Non va meglio nelle tre edizioni successive (‘54,’58, ‘63) dove la nazionale si ferma al massimo a quarti di finale. La già citata vittoria nel ‘66 arriva dopo una polemica finale contro la Germania Ovest. Poi altre delusioni, con l’unica eccezione del quarto posto ad Italia ‘90, dove la nazionale di Sua Maestà si arrende nella finalina contro i padroni di casa.
A cavallo tra la fine del ‘90 e il primo decennio del 2000 sempre grandi speranze sono riposte attorno nazionale inglese. Nonostante una generazione che ha prodotto gente come Beckham, Lampard, Gerrard, Owen, i successi non arrivano comunque. Nemmeno il rivoluzionario ingaggio di un CT straniero, prima Eriksson e poi Capello, cambia l’inerzia.
Il miglior risultato è il quarto posto nel 2018. Un risultato incoraggiante con il quale Southgate sembra poter costruire un ciclo finalmente vincente. L’argento ad Euro 2020 tra rimpianti e consapevolezza aumenta le speranze per un Coming Home. La rete di Giroud e il rigore sparato alto da Kane scrivono però, almeno per il 2022, un finale totalmente diverso. Un finale però in linea con il rapporto complicato tra Coppa del Mondo e chi ha inventato il calcio.