Il portiere marocchino Bono ha eliminato la “sua” Spagna e ha già deciso a chi regalare la maglia più importante della sua carriera
Yassine Bounou per tutti in Spagna è semplicemente Bono. Il 31enne portiere marocchino è ormai dal 2012 nel paese iberico. La sua carriera ha impiegato un po’ prima di arrivare all’élite ma alla fine il numero uno nato a Montreal ha fatto emergere le sue enormi qualità.
Anche al Mondiale in Qatar si è preso la ribalta con l’incedere della manifestazione, diventando l’eroe del suo paese quando ha fatto piangere la “sua” Spagna. Fino alle 19 di ieri, il portiere del Siviglia aveva fatto parlare di sé per uno dei “gialli” della manifestazione. Nella seconda sfida della fase a gironi, il marocchino – annunciato regolarmente in formazione – è stato inquadrato dalle telecamere al momento dell’inno ma, a causa di un improvviso problema fisico, è stato costretto a lasciare il suo posto al secondo portiere Munir appena prima dell’inizio del match. Per disgrazia della Spagna di Luis Enrique, però, negli ottavi di finale e al momento dell’esecuzione dei calci di rigore era lì, a protezione dei pali della sua porta.
Il portiere marocchino nasce in Canada. Lì, infatti, viveva la sua famiglia già da qualche anno perché il padre era professore di Fisica all’Università di Montreal. La sua permanenza nel Paese dell’America Settentrionale però non dura tantissimo perché quando ha pochi anni di vita fa ritorno in Marocco. A pesare sulla scelta, il desiderio della madre, che non si era mai ambientata alla nuova vita.
Bono sogna di fare l’attaccante fino agli undici anni. A quell’età, poi, tutto cambia improvvisamente quando il suo allenatore dell’epoca gli dice di provare a giocare in porta.
E pensare che fino a quel momento il suo idolo maggiore era ‘el Burrito’ Ortega. Una passione fortissima quella nei confronti dell’ex calciatore del Parma e del River, tanto da chiamare il suo cane Ariel. Un’autentica passione però anche nei confronti dell’Argentina e di tutto quello che ha a che vedere con il paese sudamericano. Bono ama infatti il rock argentino ed è un tifoso del River Plate, del quale nelle scorse ore ha dimostrato di conoscere anche i cori, prestandosi a sussurrarli in diretta tv. Passioni che hanno radici lontane. Da piccolo, il papà gli regala una maglia della nazionale albiceleste durante una vacanza a Malaga: una camiseta di Gabriel Omar Batistuta, è un colpo di fulmine.
Con il cambio di ruolo, il sogno di Yassine si trasforma ma rimane integro malgrado sia osteggiato dal padre, che non vuole faccia il calciatore. A tal punto che pur di farlo desistere dal suo intento, decide di mandarlo in Spagna con lo zio, a vendere caramelle ad un mercato di Saragozza, non molto lontano dallo stadio La Romareda, dove ironia della sorte ha poi giocato tra il 2014 e il 2016.
Professionalmente, l’esperienza che gli cambia la vita si presenta quando il Siviglia decide di dargli una chance in seguito alla retrocessione del Girona, suo club precedente, nel 2019. Con gli andalusi, nel primo anno, non parte titolare. Resta alle spalle di Vaclik per quasi la totalità della stagione ma poi un infortunio del giocatore ceco gli apre la porta nel momento migliore. Chiude quindi la stagione da titolare e rimane davanti nelle gerarchie di Julien Lopetegui anche in Europa League, diventando decisivo con le sue parate nella semifinale con il Manchester United e, successivamente, in finale contro l’Inter, quando sul 2-2 sbarra la strada a Lukaku.
Dopo un altro anno su ottimi livelli, nel passato campionato raggiunge la definitiva consacrazione conquistando il premio Zamora, assegnato dalla Liga al portiere meno battuto del campionato. La prima vittoria in questo trofeo per un calciatore del Siviglia. Batte la concorrenza tra gli altri anche del ‘drago’ Courtois, che si complimenta subito con l’amico Bono, con cui ha giocato ai tempi dell’Atletico Madrid.
Durante il suo percorso in Andalusia, l’estremo difensore marocchino si è ormai imposto con parate fenomenali. Ha persino segnato un gol con il Valladolid, spedendo in rete l’1-1. Dagli undici metri però è diventato quasi imbattibile. Negli ultimi 12 in campionato ne ha parati 5 e di 8 ha indovinato l’angolo, come ricordato ieri il giornalista Fran Martinez.
Ecco perché la sua porta si è fatta così piccola agli occhi dei giocatori di Luis Enrique. Il ct della Spagna, in panchina, è apparso fin da subito sconsolato, intuendo forse come sarebbe andata a finire. E adesso quella maglia? “Se dovesse chiedermela Ortega come potrei dirgli di no?”, ha detto ieri Bono, intervistato dalla tv argentina dopo la gara.
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