Dal 4 dicembre al 4 gennaio, l’Inter spera di ritrovare il miglior Lukaku. Dopo il disastro con la Croazia, toccherà a Inzaghi rimettere insieme i cocci
Quelle quattro occasioni sciupate contro la Croazia le ricorderà per tutta una carriera. O almeno per questo mese esatto che lo accompagnerà verso la ripresa del campionato. I 31 giorni di Romelu Lukaku: una lunga via crucis piena zeppa di interrogativi e punti grigi, dove l’unica vera domanda del mondo Inter sarà: “Quando rivedremo il vero Big Rom?”.
Il Lukaku ricomparso in Qatar è stata la prova schiacciante di un desiderio e di una volontà di esserci addirittura più forti del buon senso. La verità è che l’ex Chelsea non sarebbe dovuto andare al Mondiale, così da evitare di presentarsi nelle condizioni mostrate a tutti in mondovisione. Ed è tanto facile parlare col senno del poi, quanto difficile constatare il contrario.
Anche perché il tabellino stagionale recitava soltanto 256 minuti in stagione, tra Serie A e Champions League. E una fragilità fisica che il colosso belga non sembrava patire durante il biennio di Antonio Conte e durante il suo controverso anno di ritorno a Stamford Bridge.
Martinez ha aspettato Lukaku fino al limite della logica umana e ha scelto di affidarsi comunque ai generali della sua ‘Golden Generation’ (che di Golden ha avuto poco o nulla in Qatar) senza battere ciglio. E il risultato è stato il peggiore inimmaginabile, considerato il girone morbido, e delle dimissioni più che dovute.
Adesso toccherà all’Inter raccogliere i cocci di un Lukaku che sembra più alla ricerca di sé stesso che del gol. In questi 31 giorni che separano i nerazzurri dalla ripresa contro il Napoli, Simone Inzaghi avrà il compito di rigenerare un calciatore apparso come una ‘crozziana’ imitazione del panzer che ha terrorizzato la Serie A per due anni filati. E sul come fare, l’ex tecnico della Lazio dovrà ragionare di concerto con il proprio staff ed il proprio passato da attaccante.
A Lukaku, dalla sua, toccherà il compito più difficile: attendere 31 lunghissimi giorni nell’attesa di riscattare appena possibile gli errori commessi contro la Croazia. A chiederglielo, il belga sarebbe tornato in campo il giorno dopo pur di lanciare un segnale, persino contro il dopo-lavoro ferroviario di Milano. E invece dovrà attendere nell’esilio dei propri rimorsi l’occasione giusta per farsi perdonare: soprattutto da sé stesso.
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