Le dichiarazioni dalla FIFA sui Mondiali di Qatar 2022 sono piuttosto critiche sulla scelta della destinazione per la kermesse.
I Mondiali di Qatar 2022 hanno suscitato non poche polemiche per ogni aspetto. Innanzitutto, per una questione organizzativa pratica: disputarlo in inverno ha difatti bloccato la stagione sportiva principale a livello calcistico, ovvero quella europea. Inoltre, si disputerà in un paese eccessivamente caldo e ciò ha portato alla costruzione di impianti ipertecnologici per mantenere adeguate le temperature in favore dei calciatori.
Gli aspetti tuttavia più rilevanti sono di natura culturale e in qualche modo etica, interna al paese. Diverse sono le regole e anche i modi di vivere in netto contrasto con i valori di cui anche il calcio si fa veicolo positivo e riguardando l’emancipazione della donna così come il rispetto della diversità sessuale.
Ciò ha messo nell’occhio del ciclone la FIFA e ne ha parlato Evelina Christillin, membro del Consiglio dell’Organizzazione, ai microfoni di ‘Radio 24’.
FIFA, Christillin sui Mondiali in Qatar: “Non tiriamo una riga nera su tutto”
“Non possiamo tirare una riga nera su tutto. In Qatar il tema dei diritti umani è molto delicato. Sceglierei in futuro paesi senza radicalismi. Tuttavia, mi auguro che non ci siano proteste ma non per ignorare il problema, poiché esiste. Harry Kane, capitano dell’Inghilterra, vuole indossare una fascia da capitano coi colori arcobaleno, ma ancora non gli è stata data una risposta. Invece, non sarà permesso in allenamento l’uso delle magliette con la scritta ‘Save human rights’. È un equilibrio molto delicato”, ha spiegato la Christillin.
Sull’orientamento della FIFA ha poi cercato di difendere il presente: “Trovo surreale che Blatter, pochi giorni fa, abbia detto ‘non dovevamo dare i Mondiali al Qatar, ma non per i diritti civili ma perché ‘è uno stato troppo piccolo’. Lui ha dovuto dimettersi e tre quarti dei suoi consiglieri sono stati arrestati o perseguiti, credo che la cosa spieghi come sia stata fatta quell’assegnazione. Dobbiamo pensare al calcio, non siamo un ente politico”.