Ai microfoni di SerieANews.com, l’economista Alessandro Giudice fa il punto sul modello Juventus e sulla gestione Agnelli: l’intervista.
Un rosso in bilancio da oltre 250 milioni di euro. Non è promettente la situazione economica della Juventus, che per l’ennesimo anno si dimostra in grande difficoltà anche al di fuori del rettangolo di gioco. “Il dato conferma in maniera drammatica quello che emergeva già nei bilanci precedenti: uno squilibrio economico-finanziario ormai strutturale”: è lapidario il commento di un luminare della materia, come l’economista Alessandro Giudice. Il quale ai microfoni di SerieANews.com ha fotografato il difficile momento del club bianconero.
“E non mi sembra che la Juve stia rientrando verso parametri di sostenibilità – continua Giudice, che spiega – Un club come tutte le aziende dovrebbe cercare di pareggiare costi e ricavi, altrimenti non si capisce perché strutturalmente degli azionisti dovrebbero sempre coprire queste perdite. Perché lo fanno? Per divertimento o per svago? Non si capisce. La Juve è una società quotata in borsa, in teoria dovrebbe presentare un piano che punti a fare utili”.
E ancora, Giudice prosegue: “Questo bilancio comporterà degli abbassamenti dei costi. Il monte ingaggi del club sembrava già in fase di riduzione, ma non ci sono state grandi manovre e quelle compiute non sono state chiarissime. In sintesi, il modello della Juventus è un modello che non sta in piedi. Se si pensa di gestire un club calcistico con un qualcosa del genere, si è completamente fuori strada”.
Di qui, Giudice non è tenero nei confronti della gestione bianconera: “La Juve ha annunciato che è stata imboccata la strada per rientrare da queste perdite, ma consentitemi: spendere 94 milioni di euro, come fatto a gennaio dal club per Vlahovic, non credo sia un buon viatico per questo obiettivo“.
Una situazione che porta a chiedersi, giustamente, se a rischio sia la stessa presidenza e gestione di Andrea Agnelli: “La gestione è avallata dalla maggioranza del Cda – illustra Giudice – Che ha sempre dato fiducia ad Agnelli e che, per adesso, continua a darla. È chiaro che qualche segnale sia già arrivato: l’introduzione di Arrivabene come AD, l’ingresso di persone della holding della controllante Exor nel Cda bianconero, la dichiarazione nel comunicato che le remunerazioni dei manager saranno agganciate ai risultati economici… Insomma, tutti segnali che fanno capire che la pazienza non è infinita. Mettere a posto i conti significa tagliare i costi, visto che i ricavi commerciali sono già definiti di base”.
Il quadro per la Juventus non è certo roseo, ma anche per altre big come l’Inter non sembra certo migliorare. Anzi, ad oggi sono forse solo i modelli di Napoli e Milan a tracciare la strada. Dentro e fuori dal campo. “Napoli e Milan sono agli antipodi di Juve e Inter, per gestione economica – spiega Giudice, che poi analizza – C’è sempre stato il luogo comune che una gestione economica sana fosse incompatibile con il raggiungimento dei risultati sportivi ed economici di alto livello. Della serie: senza spendere non si vince niente, i trofei non si vincono con i bilanci in ordine. E invece no“.
E di qui Giudice è chiaro: “Mi sembra che questo luogo comune sia traballante, ormai. La stagione si è aperta con Inter e Juve in profonda crisi di risultati sportivi e Milan e Napoli, invece, che sembrano in rampa di lancio. Entrambe hanno un bel gioco, acquisti fatti con budget limitati che già si stanno valorizzando e che sul campo si stanno dimostrando vincenti. Non mi stupirei se i risultati sportivi dimostrassero ancora che bisogna saper spendere per poter vincere. Ecco serve spendere bene, non solo spendere tanto“.
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