Mondiali, cosa c’è dietro il ricorso del Cile: “Le elezioni…”

Il caso Byron Castillo ha tenuto accesa la speranza del Cile di accedere ai Mondiali di Qatar del 2022 in luogo dell’Ecuador. La Federazione de La Roja ricorrerà al TAS, ma il destino sembra ormai scritto.

Nel maggio di quest’anno le certezze sudamericane circa le Nazionali qualificate ai Mondiali di Qatar del 2022 hanno cominciato a vacillare. La FIFA annunciò, infatti, l’inizio di un’investigazione sull’idoneità dell’Ecuador a prendere parte alla più importante manifestazione calcistica. Ciò a causa delle accuse mosse della Federazione cilena in merito all’utilizzo del difensore Byron Castillo in occasione delle Eliminatorie per la Coppa del Mondo. Il giocatore avrebbe falsificato i propri documenti. Piuttosto che essere ecuadoriano, sarebbe nato in Colombia.

Castillo Ecuador Cile
Castillo, ricorso Ecuador-Cile (LaPresse)

Affidatasi all’avvocato brasiliano Eduardo Carlezzo il Cile ha cominciato a fornire delle prove che avrebbero testimoniato che Castillo sia in realtà nato nel 1995 a Tumaco.  Ovvero un municipio a sud-est della Colombia piuttosto che nel distretto di General Villamil Playas, in Ecuador, nel 1998, come recitano i documenti che attualmente utilizza il difensore. La Federazione cilena ha presentato alla Commissione Disciplinare della FIFA i documenti in suo possesso atti ad avallare la tesi di cui sopra. In sostanza, un certificato di nascita, una falsa dichiarazione di età e nazionalità.

La FIFA non ha potuto fare altrimenti che analizzare le “prove” nonché le due versioni dei fatti. L’Ecuador si è sempre mantenuto ai margini della questione, limitandosi a difendere la posizione di Castillo in qualità di ecuadoriano perché tale “secondo tutto gli effetti legali”, avendo tutta la “documentazione in regola”. A tranquillizzare il giocatore ci ha pensato invece l’avvocato personale Andrés Holguín. Dal primo momento ha considerato inappuntabile la posizione del suo assistito perché in possesso del passaporto ecuadoriano. Quanto basta, tra le altre cose, a essere considerato dalla Nazionale. D’altronde, la FIFA può limitarsi a verificare che esistano dei documenti certificati e non andare oltre le proprie competenze.

Il 10 giugno del 2022 la Commissione Disciplinare dell’organizzazione calcistica mondiale ha chiuso il processo iniziato contro la FEF per il caso di Castillo. Una decisione che non ha fermato la Federazione cilena, la quale avrebbe fornito altre “prove” ma senza successo. Il 15 settembre, infatti, la FIFA ha ribadito la sua posizione, portando il Cile ad optare per l’unica strada rimasta ancora aperta: l’appello al TAS.

Castillo in campo con l'Ecuador
Byron Castillo, Ecuador (LaPresse)

Il precedente che ha dato speranza al Cile

Come spiega il giornalista di ‘TNT Sports’ e ‘CNN Chile’, Ricardo Canales, ai microfoni di serieanews.com, a fomentare le intenzioni del Cile è stata un’indiscrezione venuta fuori dopo le Eliminatorie per i Mondiali, ovvero “si dubitava già dei documenti di Byron Castillo e del fatto che fosse nato in Colombia. Perciò la Federazione cilena ha contrattato l’avvocato brasiliano, Eduardo Carlezzo, che ha già ottimi riscontri nell’ambito della giustizia sportiva. Ha vinto anche un processo contro il Cile in passato, è lui l’agente principale per la questione di Byron Castillo”.

Alla convinzione del Cile è giusto precisare che non è mai corrisposto alcun atteggiamento da parte della FIFA, che dal primo momento aveva già le idee abbastanza chiare in merito né la speranza della gente: “La sensazione generale è che La Roja ai Mondiali non andrà, la gente considera che la sconfitta è arrivata e la situazione è incontrovertibile, nonostante le prove di grande valore presentate. Sarebbe un miracolo, se Cile andasse ai Mondali. Però c’è da dire che c’è qualcosa che non va con l’Ecuador nel caso Castillo e tra l’altro anche altre Federazioni erano a conoscenza della situazione. Tuttavia nessuna aveva protestato, fin quando è giunta l’azione legale da parte del Cile. Quindi forse l’unica possibilità è che il giocatore eventualmente salti i Mondiali, ma che sostituiscano la Nazionale mi sembra quasi impossibile. C’è stato anche poco tempo a disposizione”.

Castillo esulta con l'Ecuador
Byron Castillo, Ecuador (LaPresse)

Ecuador o Cile, cosa si cela dietro il caso Castillo?

Qualora il TAS accogliesse la posizione del Cile, comunque la punizione verosimilmente ricadrebbe su Byron Castillo e non sull’Ecuador, non essendo direttamente coinvolto nell’eventuale falsificazione dei registri civili. Allora perché insistere tanto? Romai Ugarte, giornalista cileno di ‘Circulo Central’, ai microfoni di serieanews.com ha spiegato: “Sembra che tutta questa faccenda non abbia molto senso, ma ci sono elezioni in Federazione a fine ottobre. Quindi, in qualche modo il Cile voleva raggiungere questo obbiettivo dei Mondiali anche per fini politici. Ci sono contratti firmati che prevedevano che sarebbero arrivati fino al TAS. Perciò si proseguirà, ma al TAS ci sarà sicuramente la terza sconfitta. Certo, se arrivasse una vittoria, saremmo contenti ma la gente non s’illude molto. Sappiamo che non c’è nessuna strada aperta. A parlarne è soltanto Carlezzo e la Federazione che ci prova e ci crede, d’altronde ha investito. Carlezzo non è economico…”.

Disillusa appare quindi la popolazione dei tifosi cileni, che presta poca attenzione alla faccenda, la quale sembra più una lotta tra scrivanie politiche. Infatti, lo stesso clima si avverte in Ecuador, come ci racconta Diego Ordinola, giornalista ecuadoriano di ‘Directv Sports’: “In Ecuador si è sempre mantenuta tranquillità su questa situazione, perché la giustizia locale dopo varie udienze ha determinato che Castillo possiede la documentazione regolamentare per essere convocato dalla Nazionale. La Federazione sempre ha avuto fiducia sul fatto che il verdetto fosse a favore suo e del giocatore, perché nonostante i dubbi dei cileni, il registro civile avalla che Castillo possiede la nazionalità senza nessun problema. La FIFA non determina chi possiede o meno la nazionalità di un paese, si tratta di registri ufficiali interni di ciascun paese e l’Ecuador aveva già detto la sua. I dubbi li ha avuti chi non conosceva bene la situazione e sicuramente ne ha sofferto il giocatore. È stato complicato l’ultimo periodo dal Barcelona al León. Ci sono stati tanti risvolti mentali, anche disperazione da parte di Castillo affinché tutto si risolvesse. Al di là del fatto che il Cile vada al TAS, in Ecuador c’è assoluta certezza che non accadrà niente”.

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