Gimnasia, Ferrer: “Mi travestii da fattorino e Maradona firmò…”

Alejandro Ferrar, segretario generale del Gimnasia e amico personale di Diego Armando Maradona, è stato a Napoli e ha parlato a serieanews.com. 

“La última pasión de Dios”, perché il limite tra sacro e profano quando si parla di Diego Armando Maradona è molto sottile, è il libro che i giornalisti Gisele Ferreyra e Julian Barbetti hanno scritto sull’ultima avventura professionale e personale del Pibe de Oro nel mondo del calcio: la carriera di allenatore al Gimnasia y Esgrima La Plata. A pagina 200 spicca un personaggio su tutti, lo chiamano “Pucho”. È lui quel loco della dirigenza del Lobo che nel 2019 insieme al resto dei vertici del club pensa a rendere “un omaggio in vita a Maradona”, così ci racconterà, offrendogli un contratto da allenatore. Diego accetta perché “sai, Pucho, quale sia il profumo più bello al mondo? Quello dell’erba bagnata di un campo da calcio”.

Ferrer e Vignati nel Museo di Maradona
Alejandro Ferrer (Gimnasia) e Massimo Vignati, amico personale di Maradona

Alejandro Ferrer, all’epoca di Maradona vice-presidente del Gimnasia e oggi segretario generale del club, è stato l’uomo di fiducia di Diego all’interno del club. I due avevano stretto un rapporto davvero speciale, suggellato ancora una volta da Napoli. La madre di Ferrer è infatti originaria di Acerra, proprio quel posto al quale Maradona si sentiva particolarmente legato. Vi aveva giocato una partita benefica su un campetto fatto di fango e poco più. I momenti più felici della sua vita Diego li ha sempre riallacciati a Napoli. Ciò ha aiutato a creare un rapporto speciale tra i due.

D’altronde, a Serianews.com Ferrer ha raccontato: “Quando aiutammo Diego a trovare il suo appartamento vicino al club, cominciarono a posizionargli dei quadri alle pareti. Lui espressamente disse che nella sua camera da letto avrebbe voluto soltanto due foto. Una sua al Tripero (così è soprannominato il Gimnasia) perché rappresentava il momento felice del presente, e una sua con la maglia del Napoli, perché lì aveva vissuto la miglior parte della sua esistenza. Si era sentito davvero amato”.

Alejandro Ferrer al murales di Maradona

Di storie ne conserva tante Alejandro Ferrer e tutte gli si leggono negli occhi. Mancava da Napoli dal 1990. L’ultima volta vi era stato per i Mondiali, ci è tornato a metà settembre. Quando si trova all’esterno dello ‘Stadio Maradona’, gli occhi cominciano a riempirsi di lacrime. È un misto tra la gioia incontenibile di sentire attorno a sé il calore di cui sua madre e Diego gli hanno sempre parlato e dall’altra c’è la maledetta malinconia di non poterlo raccontare al Diego. Se potesse, gli direbbe: “Mamma mia, cos’hai combinato!”.

Ferrer porta con sé dall’Argentina tre divise del Gimnasia con la firma originale di Maradona. La prima la consegna al Napoli nella persona del vicepresidente Edo De Laurentiis, la seconda la porta al luogo di culto. Il posto in cui Buenos Aires e Napoli si collegano alla berlina di qualsiasi fuso orario. È il murales dello scudetto ai quartieri spagnoli. L’accoglienza sorprende il segretario generale del club, che ricorda: “Per me essere stato con Diego al Gimnasia è stata un’emozione doppia. Innanzitutto perché mia madre è napoletana e poi perché sono tifoso del club. Per me è un giorno che mi rende molto emotivo e sensibile”. Alejandro si guarda intorno, non sa dove soffermarsi ma lo fa anche lui davanti all’altare e recita la sua personale preghiera.

Gimnasia, a casa di Maradona travestito da delivery

L’abbraccio più bello è quello del giorno dopo. Ferrer è ospite a casa di Massimo Vignati, la cui madre Lucia è stata cuoca e governante di casa Maradona durante i sette anni napoletani. Per Diego era la sua “mamma napoletana” e per Lucia ancora oggi El Pibe de Oro è “il mio dodicesimo figlio”. Lo pensa così profondamente che al collo ha una collana sottile con due ciondoli. Uno è suo marito, l’altro è Maradona. Entrambi non ci sono più ma vivono nei ricordi e nei suoni. Sì, perché quando Lucia e Alejandro si abbracciano, nell’accento argentino di Ferrer lei riconosce quello di Diego. Maradona ha appena creato una nuova, indissolubile famiglia.

Quando Massimo porta Alejandro nel suo “santuario”, quello che raccoglie tutti i cimeli di Maradona, gli concede di sedersi sul divano che conserva. È di pelle beige e venne usato dal Diego per una pubblicità. I due parlano la stessa emozionante lingua e Ferrer, che in casa a sua volta ha stipato il trono che il Gimnasia istallò in panchina per il suo Re, racconta l’episodio più divertente fra tutti: “Avevamo contrattato a Diego e dovevamo fargli firmare il rinnovo per l’anno successivo, ma c’era la pandemia. A causa di ciò non si poteva circolare come in tutto il mondo. Ebbi la lucidità di pensare a come fare per andare a casa sua e cercare di convincerlo a continuare un anno ancora al Gimnasia. Lui viveva in un country, quindi non potevano entrare né gli amici né la famiglia, nessuno. Soltanto i ragazzi del delivery potevano accedere. Quindi, mi venne l’idea di travestirmi da delivery per entrare in quel complesso chiuso e stare con lui per dirgli che avevamo voglia che restasse ancora. Questo ricordo lo faceva ridere molto, quando glielo raccontavo. Per fortuna rinnovò ancora con Gimnasia…”.

La storia senza fine

In Argentina si dice che chiunque di noi ha una storia da raccontare con Maradona. Tutti siamo stati protagonisti di un racconto col Diego, ha scandito per forza un’epoca della nostra vita. Riflettendoci, è vero. Alejandro Ferrer ha due anni scolpiti nella mente, fatti confessioni, ricordi e anche dolore.

“La storia doveva finire diversamente”, dice, ripensando di essere stato l’ultima persona ad aver visto Maradona sorridere sinceramente. Era il giorno del suo 60esimo compleanno e l’ha preso sotto al braccio per farlo scendere in campo. L’ha accompagnato Alejandro ad odorare per l’ultima volta il suo profumo preferito e inebriarsi prima di volare altrove o meglio prima di tornare a casa. Lui era un extraterrestre.

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