La Serie A ritorna in una stagione resa assurda dal Mondiale in Qatar, che noi resteremo a guardare. Il campionato dovrà farci dimenticare l’umiliazione: le premesse ci sono…
Tra poche ore avrà inizio una delle stagioni calcistiche più assurde che si ricordi. Partirà, di fatto, una full immersion di partite senza (quasi) sosta fino a novembre, quando passeremo dal troppo al nulla. Rivivremo il trauma che, da bambino, è toccato a qualsiasi amante del pallone di strada: arriveranno i “più grandi”, ci toglieranno spazio e campo, e dovremo restare a guardare.
Il secondo Mondiale consecutivo senza l’Italia avrà la terribile aggravante di interrompere la stagione per ben due mesi. Una scelta il cui senso è da ricercare unicamente nel business che offre il Qatar e che, ci auguriamo, non si ripeta mai più. Dovremo aggrapparci alla cara, vecchia Serie A per non perdere il filo di un’annata così atipica, sperando che ci offra nuovamente verdetti incerti fino all’ultimo minuto. Le premesse ci sono.
Serie A, a novembre lo stop per i Mondiali
In fondo, forse questo è il campionato con meno certezze dell’ultimo decennio. Indicare un favorito è un esercizio complesso e lo è ancor di più oggi, a due giorni da ferragosto e con due settimane di mercato che si annunciano pregne. L’Inter, salvo grandi cessioni oggi improbabili (Inzaghi ha assicurato che Skriniar resterà, e non è poco), sulla carta ha la rosa più competitiva. A tratti, i nerazzurri durante la stagione scorsa hanno mostrato il gioco più convincente del campionato e il ritorno di Lukaku è un’arma innegabile.
Gli interisti hanno peccato di discontinuità nel momento chiave, consegnando lo scudetto nelle mani di un Milan che, invece, ha dato la sensazione di sapere non fermarsi mai. I rossoneri ripartiranno da quell’entusiasmo e da una rosa arricchita da colpi coerenti con la filosofia di questi anni (giovani e talentuosi al potere), ma ancora da completare. Sono i campioni, considerarli favoriti è un obbligo, però la corsa con i concittadini per la seconda stella si preannuncia imprevedibile e con una variabile: la Juventus.
I bianconeri si presentano ai nastri di partenza con diverse incognite (mancano ancora un centrale, un regista, un vice-Vlahovic). Hanno messo a segno, però, dei colpi di livello innegabile: Pogba e Di Maria, se in forma, spostano gli equilibri, Bremer e Kostic promettono benissimo. Guai a sottovalutarli. Immediatamente alle spalle dei tre storici giganti, oggi, va piazzata la Roma.
L’entusiasmo dei capitolini non ha eguali in questi giorni. La Conference è stata festeggiata come una Champions (assolutamente comprensibile per un club senza trionfi dal 2008) e la gioia si è protratta per tutta l’estate. Mourinho ha rivoluzionato la dimensione del club e le sue telefonate hanno convinto rapidamente profili come Matic, Dybala e Wijnaldum, che alzano (non poco) il livello della rosa. La Roma parte da un sesto posto, a 23 punti dal primo, e chiederle di inserirsi nella corsa scudetto sarebbe ingeneroso. Ma lo Special One, con questo mercato, ha l’obbligo di puntare al ritorno in Champions.
Sarà lo stesso obiettivo di un Napoli che inizia una nuova era. Gli addii a Ospina, Koulibaly, Fabian (a breve), Insigne e Mertens cambiano il volto di una squadra che resta competitiva, ma che potrà ritenersi da Champions solo se andranno in porto le operazioni Keylor (o Kepa), Ndombele e Raspadori, per le quali c’è grande ottimismo.
La Fiorentina, se Jovic torna ad essere quello di Francoforte, può diventare una scheggia impazzita e farei attenzione anche alla Lazio. I suoi tifosi sono delusi per un mercato non all’altezza di quello dei cugini (Marcos Antonio, però, li farà divertire), ma la prima stagione di Sarri è sempre di rodaggio. Quest’anno, i biancocelesti potranno iniziare a correre.
L’Atalanta nonostante i nuovi ingressi in società, sul mercato ha fatto notizia solo per le cessioni. Ederson è il suo unico colpo nell’undici titolare, ma rispetto alle concorrenti ha un vantaggio che potrà risultare decisivo: giocherà soltanto una volta a settimana. Gasperini, che ha iniziato la stagione lamentandosi, sa benissimo che senza Coppe può dare fastidio a chiunque.
Nella terra di mezzo tra paradiso europeo e inferno salvezza, con Torino, Verona, Sassuolo, Udinese, Bologna e Sampdoria, vuole inserirsi un Monza inarrestabile sul mercato. Berlusconi e Galliani sono tornati per restare. Con investimenti del genere una serena permanenza in massima serie ci sembra il minimo.
Restano Empoli, Spezia, Salernitana, Lecce e Cremonese, principali indiziate alla lotta per evitare la retrocessione. Continuiamo a non comprendere l’esonero di Andreazzoli, che ha salvato i toscani con un girone d’anticipo, e il benservito a Sabatini, autore di un miracolo vero all’Arechi, ma adoriamo il calcio anche per la sua mancanza di logica. Quella mancata quando si è deciso di fermare una stagione due mesi pur di portare la Coppa in Qatar, o quando si è riusciti a restare fuori dal Mondiale subito dopo uno straordinario trionfo agli Europei. Sì, questa storia ci fa ancora malissimo. Cara Serie A, aiutaci a dimenticare…