Matthijs de Ligt ha lasciato la Juventus per il Bayern Monaco in estate e non risparmia critiche nei confronti del suo ex club italiano.
Il trasferimento più importante registrato dalla Serie A in questa sessione di calciomercato estivo è a oggi quello di Matthijs de Ligt, passato dalla Juventus al Bayern Monaco per 67 milioni di euro. Un “colpo in uscita”, un addio che certo impoverisce il nostro campionato, lo stesso che tre anni fa lo aveva accolto come uno dei giovani più interessanti al mondo.
Tra l’arrivo in Italia e l’addio, appunto, tre stagioni. 117 presenze, curiosamente le stesse inanellate nell’Ajax in cui il difensore olandese è cresciuto e si è affermato nel calcio che conta. Uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa. E la sensazione costante che il pubblico non vedesse lo stesso giocatore ammirato con i Lancieri, che il percorso di crescita si fosse in un certo senso interrotto.
Le difficoltà degli ultimi anni della Juventus, passata da accogliere Cristiano Ronaldo a dover contribuire economicamente per disfarsi degli esuberi, non hanno aiutato De Ligt a esprimersi al meglio. E a tutti è parso che la sua cessione al Bayern Monaco sia stata una liberazione per entrambi: per il club, che ha dirottato parte del denaro incassato su un difensore più tradizionale come Bremer, e per lo stesso giocatore. Che dopo l’addio non ha certo risparmiato critiche nei confronti della sua esperienza torinese.
Nonostante avesse salutato i tifosi e il club bianconero con affetto via social, infatti, Matthijs de Ligt ha lasciato partire un paio di bordate di notevole spessore una volta arrivato in Germania.
La prima qualche giorno fa, quando intervistato da ESPN ha ammesso di aver firmato per mettersi agli ordini di Sarri e di essere rimasto spiazzato dal suo addio. La seconda poche ore fa, quando si è confessato con Kicker.
In pratica De Ligt sarebbe arrivato a Torino convinto di prendere parte a una “rinascita bianconera” che avrebbe messo il gioco offensivo al primo posto. E mancati questi presupposti non è riuscito a esprimere al meglio il suo calcio.
Un concetto già espresso a ESPN e ribadito a Kicker: “Il gioco del Bayern è adatto alle mie caratteristiche – ha detto – perché questo club è abituato a praticare un gioco offensivo”. Una frecciata che segue a un’affermazione altrettanto piccante: “A Torino mi sono completato come difensore, ma non c’è stato l’adattamento che mi aspettavo. Così, anche se avevo due anni di contratto ancora, ho pensato che fosse meglio cambiare ambiente e inseguire una nuova sfida”.
Parole importanti e destinate a fare discutere ancora tifosi, ex tifosi e addetti ai lavori. Ma che certo impongono una riflessione sul fascino e l’appeal internazionale del nostro campionato oggi.
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