Via alla seconda puntata di “In casa delle grandi”, l’appuntamento dell’estate di Serieanews.com in viaggio per l’Argentina: alla scoperta del Racing Club.
Avellaneda è un mondo, che si può attraversare in due modi diametralmente opposti, facendo appena un salto di 150 metri circa. Tanto distano tra sé i due stadi più importanti della provincia di Buenos Aires: il Libertadores de América e il Juan Domingo Perón. La scelta che compirai è definitiva, perché sono così vicini eppure Independiente e Racing Club in comune hanno soltanto la forte identità. La difendono e manifestano nel tempo, dando vita a una stracittadina tra le più antiche al mondo. Dura da oltre 100 anni.
La seconda tappa del viaggio di Serieanews.com nei cinque stadi considerati i più grandi del paese, dopo essere stati in casa del River Plate, riprende dal Cilindro de Avellaneda. Lo sguardo viene immediatamente catturato da due immagini, che riassumono bene il senso di tradizione. All’esterno dello stadio c’è un murales che indica la necessità di ricordare, “contro l’oblio” infatti recita e, immediatamente accanto, un’immagine di Diego Armando Maradona. In pochi lo ricordano, ma al Racing Club fu la sua seconda esperienza da allenatore. Era il 1995.
Diego indossa la maglia a strisce bianche e azzurre, ma non è quella dell’Argentina: è proprio de La Academia. Già, perché i colori sociali del Racing sono ispirati alla bandiera nazionale e la decisione probabilmente predisse ciò che sarebbe poi accaduto. Il club è il primo del paese a imporre la forza dell’Argentina al di fuori dei confini nazionali. Nel 1967 è la prima formazione locale a vincere il Mondiale per Club con la formidabile “squadra di José (Pizzuti, ndr)”.
Racing Club, la maglia del Cilindro e La Uno
Entrare nell’Estadio Juan Domingo Perón è un’esperienza affascinante. Si tratta del secondo impianto più grande del paese (46.000 posti a sedere) e tutti al coperto. Rappresenta così una particolarità all’avanguardia, se si pensa che alcuni lavori di ampliamento e ammodernamento vennero realizzati nel 1946. “El Cilindro” è anche noto come “El Coliseo” per la sua forma ad anfiteatro e la sua imponenza. D’altronde ospita La Uno: la tifoseria probabilmente più fedele di sempre.
A fine anni ’90, infatti, il Racing Club corse il rischio di sparire dalla storia del calcio a causa della profonda crisi finanziaria delle istituzioni, che ai tempi la reggevano. I suoi sostenitori non si persero d’animo. Tra disappunto e manifestazioni, raccolsero i fondi necessari per garantire al club la sopravvivenza. Gesto d’amore che si ricorda ogni 7 di marzo con la “giornata del tifoso” e con la statua di Carlos Gardel, l’artista del tango idolo nazionale, seduta sugli spalti proprio alle spalle delle due panchine.
La Academia e gli idoli racinguisti
Il Racing ha insegnato la cifra vincente del calcio tra il 1913 e il 1919, stabilendo il record ancora vigente di 7 campionati vinti consecutivamente. Da lì il soprannome con il quale il club è noto oggi, “La Academia”. Il ciclo vincente si è concluso affermandosi campione imbattuto e mantenendosi tale nei derby per 88 anni consecutivi. Una sequela di vittorie che ha generato invidia nei cugini dell’Independiente. Al punto da maledire i biancocelesti e infatti nel 1984 ci fu la prima retrocessione e poi 35 anni senza vincere alcun trofeo: l’attesa più lunga in assoluto.
La Academia ha potuto però sempre fare affidamento sui suoi giocatori più importanti, che le sono venuti in soccorso nei momenti di bisogno. La cura che la società dedica ai ragazzi che si formano nel club è assolutamente lodevole. Basti pensare che, lungo tutto il perimetro della strada che costeggia lo stadio, ci sono delle insegne dedicate ai personaggi più rappresentativi della storia del Racing. L’attenzione cade inevitabilmente sul fatto che la prima immagine apposta non sia quella di Ruben Paz, l’uruguaiano che ha fatto la storia, bensì a una donna, Titta. A lei è dedicato anche il presidio del club. Chi è? Colei che si prendeva cura dei futuri calciatori a partire dalle categorie inferiori delle giovanili. Il simbolo della costruzione dell’identità dei campioni.
Il simbolo Milito
E a proposito, dulcis in fundo, Diego Milito. Il Racing è devoto all’ex campione dell’Inter, al punto da dedicargli la via che dà all’ingresso principale dell’impianto sportivo. All’interno dello stadio c’è anche un mosaico che lo esalta nonché un grande cartello, a pochi metri dalla strada dell’Independiente, quasi come per stuzzicarli. “Grazie, Diego”, per tutto e prima ancora perché nel 2018 l’attaccante torna in patria in soccorso dei suoi. Li aiuta a vincere il campionato restando in testa alla classifica dalla quarta giornata in poi.
Ma adesso fermiamoci e accompagnatemi all’interno dello stadio del Racing Club per tante altre curiosità, con un’intervista davvero speciale. Buona visione!