Paulo Dybala e Lorenzo Insigne hanno salutato Juventus e Napoli: nelle loro lacrime, il rimpianto per un finale che poteva essere diverso.
La penultima giornata di questa Serie A, al di là dei primi verdetti, si ricorderà senz’altro per gli addii. Le immagini del Maradona e dell’Allianz Stadium sono pezzi di storia recente del nostro calcio. Lorenzo Insigne, Giorgio Chiellini e Paulo Dybala sono stati tra i pilastri di un campionato che si è ormai abituato alla triste consuetudine di perdere le sue stelle.
Sono stati saluti diversi, per modalità e prospettive. Giorgio Chiellini ha vissuto il suo con consapevole serenità. A 37 anni, la sua scelta è arrivata nei tempi e nei modi che desiderava, ovviamente al netto degli zero titoli coi quali ha chiuso la stagione. Il centrale ha salutato l’Allianz Stadium con lo stesso sorriso col quale scosse Jordi Alba prima dei leggendari rigori con la Spagna agli Europei. Era arrivato il suo momento e sentiva che fosse giusto così. Amen.
Per Insigne e Dybala il discorso cambia. E i loro sguardi durante l’ultimo giro di campo a casa parlavano chiaro. Si dirà, inevitabilmente, che è questione di soldi, che bastava rinunciare a qualcosa, da una parte e dall’altra. Ma le dinamiche del calcio raramente applicano la logica del nostro quotidiano.
Il napoletano, di fronte al contratto più ricco della sua carriera, non ha resistito. Guadagnare dieci milioni netti a stagione a Toronto vuol dire arricchirsi per sempre, ma anche lasciare il calcio che conta con almeno un lustro d’anticipo. Era l’unico esito possibile? Non lo sapremo mai. Di fatto, ci si è arrivati dopo mesi di tira e molla tra Lorenzo e De Laurentiis, che voleva rinnovare al ribasso il suo contratto. Forse, per entrambi, c’è stato un momento in cui ritrovarsi per continuare insieme era possibile.
Dybala, di questi momenti, ne ha vissuti tanti. Il suo rinnovo è sembrato lontano, poi cosa fatta, poi di nuovo improbabile, poi vicino, poi messo nero su bianco… Finché non è svanito. Una trattativa durata troppo e conclusa a febbraio, quando la Juve ha deciso che, con l’avvento di Vlahovic, i piani erano cambiati e per la Joya non c’era più spazio.
Juventus e Napoli hanno rinunciato, apparentemente senza rimpianti, a due pezzi della loro storia. L’argentino, nonostante 291 partite, 115 gol, 48 assist e 12 titoli, non è stato nemmeno ritenuto degno di un saluto ufficiale da parte del club durante la cerimonia d’addio di Chiellini. Il partenopeo, che nel bagaglio per Toronto mette 432 partite, 122 gol, 95 assist e tre titoli, si è invece congedato dal Maradona letteralmente mano nella mano con De Laurentiis. Lo stadio di Fuorirgotta si è riempito soltanto per lui col Genoa, omaggiandolo con gli applausi e le ovazioni che troppe volte gli aveva negato.
Napoli sa essere crudele con i propri figli, che “bacia solo mentre dormono”, ma con Lorenzo ha saputo mostrare in extremis il suo lato migliore. E Paulo, grazie ai compagni che lo hanno portato in trionfo e le ovazioni del suo pubblico, (che lo ha implorato di non andare all’Inter), è riuscito a regalarsi un momento indimenticabile anche col cuore spezzato.
L’attore Marco D’Amore ha dedicato al napoletano le parole di Marcel Proust: “Molto spesso, per riuscire a scoprire che siamo innamorati, forse anche per diventarlo, bisogna che arrivi il giorno della separazione”. La frase, tratta da “Alla ricerca del tempo perduto”, appare perfetta per entrambi.
Napoli e Insigne non si erano mai amati quanto lo hanno fatto domenica scorsa. E tanti tifosi della Juventus, di fronte ai singhiozzi disperati di Dybala, hanno compreso cosa gli dettava davvero il cuore, finalmente. Vista da qui e adesso, sembra il peggior epilogo possibile per tutte le parti in causa. Eupalla ha però piani che spesso facciamo fatica a decifrare. Capiremo tra qualche anno chi ci ha perso e chi ci ha guadagnato. O forse mai.
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