Caso presunte plusvalenze, la Procura FIGC non si arrende alla decisione di primo grado data dalla Giustizia sportiva: ecco le novità
Sul caso delle presunte plusvalenze si è espressa la Giustizia sportiva, decidendo che tutti i coinvolti fossero prosciolti in primo grado. Il Tribunale nazionale federale ha reso nota la propria posizione ma la Procura FIGC non intende arrendersi. In totale sono 59 tra dirigenti e membri dei consigli di amministrazione ad essere stati coinvolti nelle indagini.
Juventus, Napoli, Sampdoria, Genoa ed Empoli, insieme a Pisa e Parma della Serie B, sono tra i club indagati, insieme a dirigenti e membri dei consigli di amministrazione appunto. Quest’oggi, tuttavia, come riferito da ‘IlTempo.it’, il Procuratore federale Giuseppe Chiné e il Procuratore aggiunto Giorgio Ricciardi hanno presentato il proprio ricorso alla Corte Federale d’Appello.
Ponendo prima di tutto nel mirino della questione il metodo con cui i giocatori possono essere giudicati per il proprio valore economico. Viene quindi contestato il fatto di: “non aver attribuito pesi percentuali specifici. Da attribuire a ciascun parametro utilizzato per determinare il valore del diritto alle prestazioni di ciascun calciatore”. La Procura ha così deciso di presentare in via ufficiale le ragioni del proprio ricorso.
Il reclamo per la prima decisione presa dal Tribunale nazionale federale, recita così: “Il primo e, forse, più grave motivo di erroneità della decisione è la mancanza assoluta di ragioni”. “Ragioni – si legge – all’interno del corpo motivazionale. Proprio per queste il giudice di primo grado ha ritenuto di discostarsi e, per certi versi, disapplicare completamente i principi ampiamente enucleati in materia dalla Giustizia Sportiva di questa Federazione”.
“Risulta evidente – continua ancora il ricorso – come il Tribunale abbia omesso completamente l’esame di tutti gli elementi e i dati documentali offerti nel deferimento e nella relazione di indagine. Nello specifico, riguardo gli elementi plurimi gravi, precisi e concordanti. Elementi che rendono evidente la strumentalizzazione e l’uso improprio che le società coinvolte hanno fatto della propria libertà di contrarre. Abusando delle plusvalenze realizzate sulle vendite dei diritti e omettendo la svalutazione dei diritti acquistati”.
Nello specifico sulla Juventus, si legge inoltre: “A parere di questo Ufficio, ci sono elementi e indizi gravi precisi e concordanti acquisiti dalla Procura della Repubblica di Torino. Questi sono posti in relazione alla posizione della Juventus e dei suoi tesserati possono essere confrontati. In termini di similitudine della fattispecie. Confrontati con la documentazione relativa a tutte le altre società e ai tesserati oggetto del procedimento”.
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