Parla la madre del tifoso quattordicenne dell’Everton dopo il brutto episodio che ha visto protagonista Cristiano Ronaldo
Il Manchester United sta vivendo un pessimo momento in questa stagione. Dopo l’eliminazione con l’Atletico Madrid in Champions League, sono arrivati vari risultati negativi in Premier che hanno condizionato il rendimento e la corsa al quarto posto. L’ultima è la sconfitta contro l’Everton, a Goodison Park, dove la squadra di Lampard si è imposta per 1-0. Una vittoria importante visto che sono in lotta per non retrocedere, ma un altro risultato negativo per i Red Devils.
Non hanno fatto la differenza la miriade di milioni di euro spesi dal Manchester United negli ultimi anni. Nemmeno Cristiano Ronaldo, che si è distinto più per un episodio vergognoso extra-campo, piuttosto che per la sua prestazione. Dopo la sconfitta, il portoghese ha rotto il telefono a un tifoso quattordicenne dell’Everton, ma non è finita qui. Sono arrivate infatti le dichiarazioni della madre del ragazzo, di nome Jake Harding.
Ronaldo, episodio vergognoso contro l’Everton
Sarah Kelly, madre di Jake Harding, ha parlato ai microfoni di Liverpool Echo: “Mio figlio stava filmando tutti i giocatori dello United, poi ha abbassato il cellulare per vedere Ronaldo che si abbassava i calzettoni e voleva vedere di cosa si trattasse, sanguinava. Lui ha preso di mano il telefono di mio figlio e l’ha rotto e ha continuato a camminare”. Ma c’è di più, prosegue Kelly: “Non riesco a crederci, mio figlio ha un livido sulla mano, si vede che c’è un contatto, è sconcertato. E’ autistico e ha la disprassia e non riusciva ad accettare ciò che stava succedendo”. Sono anche uscite delle foto che hanno già fatto il giro del web.
Un episodio sul quale la polizia del Merseyside sta indagando. La madre di Jake Harding ha poi continuato: “Ronaldo è l’idolo di mio figlio, continuava a dire ‘vedrò Ronaldo’. Ora non vuole più assistere a una partita di calcio, era la sua prima volta”. Il portoghese aveva anche chiesto scusa su Instagram, ma la vicenda non è finita qui.