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Opinioni & Rubriche

Diario dall’Argentina: perché il rito del mate batte il caffè

Il penultimo episodio di “Diario dell’Argentina” è un’esplorazione della tradizione di sorseggiare il mate, senza dimenticare il sapore del caffè.

Facciamo un esperimento.

Andiamo in dieci bar di dieci città diverse e proviamo a chiedere un caffè. Sono pronta a scommettere che sarà alla prima pagina del menù e che più o meno la varietà sarà simile in tutti i posti. Dall’espresso all’americano, cambia la tostatura dei chicchi e quindi il risultato finale, ma non mancherà in nessun luogo.

El Gato Negro, Buenos Aires

Facciamo poi un altro esperimento. 

Andiamo a Buenos Aires, entriamo in dieci bar diversi e proviamo a chiedere del mate. Ci guarderanno sorpresi del fatto che non lo portiamo in giro con noi alla pari del cellulare o delle chiavi di casa e ci faranno notare che nessuno va al bar per chiedere di berne un po’.

Caffè e mate, due rituali sociali così diversi eppure uniti dalla stessa ideologia di base. Chi beve il caffè in Argentina (praticamente tutti) ha le nostre stesse abitudini: ha bisogno di sorseggiarlo al mattino per ridestarsi dal sonno e durante la giornata è la scusa migliore per fare quattro chiacchiere con un amico oppure per restare all’erta durante il lavoro. Ciò però prescinde dal mate, perché è il mate stesso a prescindere da tutto.

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Nella tradizione argentina del mate

Colazione argentina con tostada e mate

Per chi non lo sapesse, si tratta di una bevanda ricavata dall’infusione di foglie di erba mate. La ‘yerba’ è venduta in qualsiasi negozio. Non si trova soltanto presso gli alimentari, bensì anche in farmacia, in cartoleria, al detersivi. Praticamente dovunque e in migliaia di marche diverse. Da noi l’immagine di questo termos d’acqua calda con la curiosa tazza che l’accompagna è diventato familiare grazie ai calciatori argentini che militano nel campionato di Serie A o più semplicemente osservando Leo Messi, concetto universale per gli amanti o meno del fútbol. I profani del calcio avranno cominciato a chiedersi di cosa si trattasse vedendo Papa Francesco. Una delle sue prime apparizioni pubbliche fu proprio con il tradizionale fiasco a forma di zucca.

Quando sono arrivata a Buenos Aires, ho deciso che avrei desistito dal sorseggiare un caffè. Soprattutto se solubile. Avrei seguito la tradizione del posto, evitando scomodi e impossibili paragoni. Così la mia prima colazione locale, in casa, è stata mate con una ‘tostada’, ovvero una fetta di pane morbido tostato direttamente sul fornello, con formaggio spalmabile e marmellata. Ho adorato da subito la combinazione. Il mate si beve bollente dalla cannuccia d’acciaio che aiuta a mantenere il calore e anche il sapore abbastanza forte. Quando l’ho assaggiato, ho capito che mi piaceva ma che difficilmente sarebbe divenuta un’abitudine. E invece lo è stato, a tal punto che spesso veniva in mente proprio a me, d’improvviso: “Mi sa che adesso metto su un po’ di mate”. E quindi ho imparato l’importanza del termos.

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Come si prepara il mate

Caffè, Stadio Amalfitani – Buenos Aires

La bevanda è una ricarica di energia ma aiuta anche a smorzare la fame oltre a essere un digestivo. Molto diverso il significato che assume rispetto al caffè, che è un piacere principalmente. Ciò che ho poi scoperto è che c’era anche un’altra grande differenza: il mate si condivide. Ma realmente. Purtroppo la pandemia ha messo in stand-by la tradizione, ma chi prepara il mate non ha bisogno di avere con sé più di una bombilla (la cannuccia per berlo), perché appena è pronto, si offre a chi è in nostra compagnia. Nessuno pensa che sia strano o anche poco igienico bere dal fiasco di un altro, semplicemente si fa. È un segno di confidenza, una carezza d’affetto nonché di complicità. L’abitudine è stata interrotta bruscamente in questa difficile epoca storica e perderla è stato qualcosa che ha profondamente influenzato l’umore degli argentini. Mi è stato raccontato che non poter condividere un mate fa provare la sensazione di voler schivare l’altro, di volersi chiudere nel proprio momento di relax laddove prima c’era il senso della socialità.

Se il caffè richiede la sua preparazione, il mate non è da meno. Il fiasco va riempito d’erba e poi va aggiunta l’acqua calda appena bollita quasi fino all’orlo. La cannuccia non va mai mossa rispetto alla sua posizione, altrimenti si rischia di compromettere tutto il processo chimico. Qualcuno ci aggiunge anche del dolcificante oppure qualche strisciolina tagliuzzata di un altro té. 

Verso l’ultimo episodio dall’Argentina

C’è bisogno di tempo per preparare e bere un mate. Un caffè è più veloce, è più alla portata: un break che possiamo concederci riflettendo di meno. Ho apprezzato molto questo momento ricorrente della giornata perché ho cominciato a comprendere quanto riassumesse con un gesto semplice un profondo significato legato al modo di vivere locale. È molto difficile descriverlo senza poterlo fisicamente trasmettere, ma in Sudamerica, mi è capitato più volte di constatarlo, la vita scorre più lentamente. Si ha addirittura l’impressione che le stesse lancette dell’orologio siano legate a un meccanismo che renda meno inesorabile il loro movimento. La mattina si dilata, sembra composta da un tempo per dedicarsi a sé e un tempo per pigiare l’acceleratore: tutto si può fare più tardi. Dopo aver bevuto qualche mate. É strano pensare a un mondo così cosmopolita che non senta l’esigenza di correre. Anche se noi stessi finiamo per chiederci verso che direzione, il più delle volte lo facciamo comunque. La gente avverte la necessità di pensare nella propria solitudine o di filosofeggiare con qualcuno, e allora serve un rituale apposito.

Che sia per riordinare le idee, per cominciare un’attività, per calmarsi, per prendere una decisione o maturarne un’altra, è il caso di farlo davanti a una tazza fumante.

Ad esempio, noi siamo arrivati all’ultima tappa: la prossima chiuderà questa rubrica in cinque puntate. Prima di farlo, non beviamo un caffè. Condividiamo il mate, come ai bei vecchi tempi, e fissiamo l’orologio: il tempo scorre più veloce o le nostre forse malsane abitudini non ci fanno andare oltre un caffè corto al bancone del bar?

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Scritto da
Sabrina Uccello

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