Piccini ricorda con amarezza l’esperienza vissuta in prestito all’Atalanta, conclusasi dopo 6 mesi: che bordate a Gasperini.
Appena 6 mesi, vissuti ai margini e ricordati con amarezza. Per Cristiano Piccini l’esperienza vissuta all’Atalanta ha i contorni dell’incubo: una tappa rivelatasi errata della propria carriera, tornata poi a buoni livelli indossando l’amata maglia del Valencia. A spiegare cosa è andato storto nel suo rapporto con la Dea, che lo prese in prestito a settembre 2020 rispedendolo poi indietro a gennaio 2021, è stato lo stesso terzino destro ai microfoni del quotidiano ‘As’.
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Piccini ricorda l’esperienza all’Atalanta: che bordate a Gasperini
“È stato un errore quel trasferimento. Gasperini mi voleva anche se sapeva che ero fermo da un anno. Sono andato a Bergamo per i test fisici durati due giorni e lì hanno visto che mi mancava forza e c’erano altri problemi che ancora non avevo superato. Hanno comunque deciso di prendermi. La loro idea era darmi due mesi di adattamento prima di entrare in squadra. Dopo tre giorni il mio ginocchio si è iniziato a gonfiare, e sono iniziati i primi discorsi… ‘Abbiamo sbagliato a prenderti, non sei pronto’”. Per lui, in totale, appena una presenza in campionato contro lo Spezia.
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Tanti i brutti pensieri in testa in quelle settimane, con Piccini che si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa attaccando frontalmente l’intero ambiente nerazzurro. “Mi facevano sentire come un invalido e come se il problema fossi io, anche se sapevano perfettamente in che condizioni ero arrivato. È arrivato un momento in cui non mi sono nemmeno allenato con loro, ho lavorato con la seconda squadra. È stato un incubo. Avevo bisogno di aiuto e ho trovato tutto tranne l’aiuto. Sembrava che volessero affondarmi invece di aiutarmi. Ho chiesto di tornare a Valencia perché ero molto vicino a cadere in depressione”.