Ibrahimovic ha difeso Gigio Donnarumma, costretto secondo lui a convivere al Psg con le pressioni esercitate dai sudamericani su Pochettino
Tantissimi i temi toccati nell’intervista di Aldo Cazzullo sul ‘Corriere della Sera’. Zlatan Ibrahimovic, a poche ore dall’uscita di ‘Adrenalina’ – il libro scritto con Luigi Garlando -, ha vuotato il sacco e espresso il suo pensiero su tantissimi temi.
Anche sulla religione e l’Aldilà: “Credo solo in me stesso, non in un Dio. La vita è questa e quando sei morto non c’è nulla da fare. Per questo motivo non sono neppure sicuro di volere un funerale oppure una tomba, un posto dover far soffrire chi mi ha voluto bene”.
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Psg, Ibrahimovic su Donnarumma: “Non esiste che i sudamericani impongano di far giocare Navas”
Lo svedese del Milan si è soffermato molto anche sulle sue origini umili, sulla sua vita nel ghetto e sul modo in cui veniva sbeffeggiato dagli altri. Ha poi rivelato un episodio, che riguardo il giorno in cui è stato sorpreso a rubare: “Quando i miei compagni avevano i vestiti firmati, io camminavo soltanto con la tuta della squadra. Non avevo neppure i calzini ma soltanto i calzettoni. Cercavo di arrangiarmi come poteva ma un giorno mi beccarono insieme ad un amico nero. Telefonarono a suo padre perché il mio per fortuna non lo trovarono. Gli scrissero una lettera, che stracciai appena arrivò a casa. Ogni mattina mi alzavo all’alba per controllare la cassetta della posta. Mio padre era severissimo sulla disciplina”.
L’attaccante ha tuonato però quando gli è stato fatto il nome di Gianluigi Donnarumma, portiere con il quale ha condiviso fino a giugno questa sua seconda tappa in rossonero: «Gigio è un grandissimo portiere. Se gli avessero dato quanto chiedeva sarebbe rimasto al Milan. Al Psg è costretto a fare casino per giocare titolare. Non esiste che i sudamericani impongano quell’altro (il riferimento è naturalmente a Keylor Navas). Gigio è più forte».
Ha poi rivelato di aver consigliato a Mbappé di lasciare il Psg: “Ha bisogno di un ambiente più strutturato, come può essere quello del Real Madrid. Poi però ho detto al presidente del Psg di non venderlo”.
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Ha affrontato anche il tema del razzismo: “Esiste dappertutto. Anche in Svezia. A Roma, mi hanno gridato ‘zingaro’ per l’ultima volta dopo l’esultanza per il gol. In cinquantamila lo hanno gridato ma l’arbitro ha ammonito me’.