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Serie A

“Se lo facessi ad Allegri, mi licenzierebbero”: Dybala e Berrettini, show per le ATP finals

Scritto da
Mirko Calemme

Paulo Dybala e Matteo Berrettini si intervistano a vicenda in vista delle ATP Finals di Torino. Aneddoti, risate e paragoni tra calcio e tennis…

“Magari riusciamo a beccarci, a Torino c’è quest’evento di tennis, non so se lo sai…”, “sarai ospite a casa mia”. Matteo Berrettini e Paulo Dybala sorridono faccia a faccia (anche se a distanza) in vista degli attesissimi match del Pala Alpitour, in programma dal 14 al 21 novembre.

Due campioni dei rispettivi sport si sono intervistati a vicenda sui canali social dell’ATP tra aneddoti, risate e paragoni. L’argentino è rimasto sorpreso dal fatto che i tennisti rivali condividessero lo spogliatoio, per esempio. E se sei in finale di Wimbledon, ti tocca farlo con un certo Djokovic: “Lui di finali ne ha giocate oltre trenta, si rilassava con la sua musica… E io ero lì a pensare che per l’emozione non ero nemmeno riuscito a mangiare un po’ di riso. In campo, poi, ti passa tutto”.

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Dybala, faccia a faccia con Berrettini: “Ci vediamo a Torino”

Di gare importanti ne ha giocate anche la Joya, ma nel cuore ne porta soprattutto due: “L’esordio con l’Argentina, a 17 anni… Era il mio sogno, per sciogliere la tensione mi fecero giocare a calciotennis nello spogliatoio. Funzionò, anche se quando il mister mi chiamò per scendere in campo iniziai a sudare tutto: mai successo prima. Prima della finale di Champions con la Juve, poi, fu impossibile dormire”.

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È il bello dello sport, dove spesso “le emozioni fanno la differenza” perché, in fondo, “sarebbe noioso se uno più uno facesse sempre due”, come sottolinea saggiamente Berrettini. Il tennista italiano ha poi descritto il rapporto padre-figlio col suo allenatore: “Gli faccio continuamente scherzi, lo filmo mentre dorme, spesso lo sveglio”. “Se facessi anche io così col mio, mi licenzierebbero subito”, ha esclamato ingenuamente Dybala, dimenticando un dettaglio fondamentale: “Il problema è che tu il mister non lo paghi, io sì!”.

Entrambi hanno avuto i loro idoli: il piccolo Paulo racconta che adorava Ronaldinho, Matteo, invece, voleva emulare Federer. Ora i bambini sognano loro due, tra la “mask” dopo un gol e un berretto all’indietro. Presto ne parleranno di persona, a Torino. Per una volta, lontani dai social e dalle telecamere.

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