Macché, nessun Ibrahimovic o chi altro: questo Milan ha un solo ed unico elemento davvero imprescindibile
Nove vittorie ed un solo pareggio, arrivato a Torino contro la Juventus. Il Milan continua a macinare punti su punti, in barba a quelli che presagivano un contraccolpo tecnico e psicologico dagli addii di Donnarumma e Calhanoglu. E persino dagli impegni ritrovati di Champions League.
Invece, i rossoneri non sono mai sembrati così solidi e compatti, come quest’anno. Due aggettivi che non sempre sono stati accostati al Diavolo, almeno fino all’ultima e sciagurata gestione targata Marco Giampaolo. E senza scadere nei già detti-e-ridetti elogi all’attuale ciclo tecnico (tutti meritati, comunque), il Milan quest’anno sembra poter davvero puntare allo Scudetto.
Anche perché, non me ne vogliano i suoi omologhi, i rossoneri hanno in panchina il miglior allenatore della Serie A. Almeno, secondo il rapporto risultati raggiunti-gioco espresso, mai venuto meno nonostante lo tsunami di assenze ed infortuni che ha colpito il club lombardo nell’ultimo anno e mezzo.
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Sì, proprio così. E se fosse Stefano Pioli il miglior allenatore di una Serie A, che quest’anno vanta tecnici come Allegri, Mourinho, Spalletti (e tutti gli altri) sulle proprie panchine? Una domanda che è venuta in risposta ad un’altra domanda, quella che mi salta in mente ogni qualvolta guardo una partita dei rossoneri: se ci fosse stato un allenatore diverso da Stefano Pioli, il Milan avrebbe portato a termine comunque una tale rinascita?
Chiaro, mere domande da pub, ma che non possono prescindere dalle doti gestionali e tattiche dell’ex Inter e Fiorentina. Da quando è in rossonero, Pioli sta mettendo in mostra un calcio intenso e moderno, affinando un sistema di calcio posizionale che aveva già tentato nella sua ultima esperienza in viola.
Soprattutto, un sistema di calcio che ha consentito al Milan di esaltare le qualità dei suoi principali interpreti, nascondendone le eventuali criticità. E che ha permesso ai rossoneri di assorbire e quasi snobbare le partenze/assenze dei calciatori più importanti del proprio organico.
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Con una Champions League ormai compromessa e con un campionato orfano di una vera e propria corazzata, attenzione al Diavolo. Se lo scorso anno il Milan dovette cedere il passo all’armata nerazzurra di Conte, fu proprio per i tanti infortuni e i tanti impegni che funestarono il 2021 dei rossoneri.
Stavolta, invece, Pioli può imparare dai suoi errori, come spesso ha fatto nella propria carriera. E far conto su una una rosa profonda, con i giovani esplosi negli ultimi anni che sembrano essere maturati ulteriormente. E che, di certo, non hanno nulla in meno agli uomini di Napoli, Juventus, Roma, Inter e delle ulteriori contender per lo Scudetto.
Perciò, è inutile nascondersi, per quanto il trainer rossonero provi a farlo. Il Milan è una candidata serissima al titolo, come forse non lo era dalle stagioni 2010-2011 e 2011-2012. Certo, quella era un’altra squadra, ma era anche e soprattutto un’altra Serie A.
Quest’anno, tutte le big sono estremamente fallibili e gli uomini di Pioli appaiono come quelli meno fallibili degli altri. Al campionato, poi, l’ardua sentenza.
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