Pecoraro, ex capo procuratore della Figc, lancia accuse precise: ma i suoi strali resteranno lettera morta. Ancora una volta
“Plusvalenze Juventus? Abbiamo dovuto aspettare la Consob. Commisso si lamentava del fatto che le squadre continuavano a comprare senza avere la liquidità come, ad esempio, l’operazione Locatelli. Juventus e Inter stanno drogando il calcio, se non si possono pagare gli stipendi bisogna che ci sia l’intervento della procura. Secondo me si ha timore di affrontare le società e le grandi tifoserie. Il calcio ha bisogno di una rifondazione”. Parole di Giuseppe Pecoraro a Radio Punto Nuovo. Pecoraro è uno di quelli che può stare simpatico o antipatico, ma si parte da una certezza: siamo al cospetto di un servitore dello Stato.
Uno che ha lavorato come Prefetto a Roma, uno che ha combattuto l’illegalità. Uno che ha provato a scuotere anche il calcio italiano, dall’interno, mentre era procuratore capo della Figc. Si è dimesso dal ruolo non solo per i nastri mancati di quel famoso Inter-Juve del 2018. Ha lasciato l’incarico perché non ha sentito di avere la giusta serenità per poter indagare sulle plusvalenze, come quando si è avvicinato a capire se sul trasferimento di Sturaro fosse tutto in regola.
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Il sistema che denuncia Pecoraro è quello che ha visto la Juventus trovare 43 milioni da ragazzi che non hanno dimostrato nulla in Serie A. Così fan tutti? Vero: infatti, in Francia per comportamenti del genere partono indagini importanti, punti di penalizzazione e multe severe. Ed è pazzesco che, invece, in Italia sia dovuta intervenire la Consob solo perché Juventus è società quotata in Borsa.
Una giustizia, come più volte ha detto lo stesso Pecoraro, che fa la voce grossa con i piccoli ed abbassa la cresta con i grandi. In un momento del quale ci sarebbe un disperato bisogno di credibilità, sarebbe stato quanto mai opportuno che gli organi della Figc si fossero mossi per indagare sulla Juve e sulla questione plusvalenze. Sulla Juve così come su tutti gli altri club che non hanno pagato gli stipendi (portando punti di penalizzazione che si vedono in altre serie) e regole fatte veramente rispettare.
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Resterà, invece, tutto lettera morta. Anche se la Consob dovesse appurare irregolarità. Un’altra occasione persa. Sia chiaro: qui non si tratta di punire per antipatia o per chissà cosa altro. Qui si tratta di regalare certezza del diritto alla giustizia sportiva, di rendere uguali per l’Inter ed il Chievo le stesse regole. Ci sono, ad esempio, dubbi sulle quotazioni fatte dal Napoli sull’operazione Osimhen? Anche in questo caso, si faccia chiarezza.
Cui prodest questa giustizia sportiva? Forse, la risposta è troppo triste per esser scritta. Ma, la mente corre e tutto questo contribuisce ad allontanare le persone dal calcio giocato, che in queste storie non c’entra nulla. E ne diventa vittima.
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