La Superlega è ancora viva: il messaggio di Agnelli è chiarissimo

La pandemia e le difficoltà del club sono stati evidenziati da Agnelli in una lettera dove si torna a parlare della Superlega.

Il traumatico inizio stagione della Juventus in campionato è stato accompagnato da un insieme di brutte notizie per la società bianconera. Il calo dei ricavi e difficoltà economiche sempre più evidenti hanno portato il club torinese a lavorare in uscita ed anche questo è apparso come uno dei motivi (insieme alla volontà del giocatore) della cessione di Cristiano Ronaldo. Anche per questo Andrea Agnelli è tornato sulla Superlega, competizione svanita nel nulla dopo pochi giorni ma ancora in auge secondo invece la lettera inviata dal presidente bianconero.

Nel corso della lettera Agnelli ha provato a chiarire le difficoltà economiche del club spiegando:

«Cari Azionisti, le vittorie di questi ultimi 10 anni sono state accompagnate da uno straordinario sviluppo della Società in termini di ricavi, affermazione del brand nel panorama globale, infrastrutturale, progettualità sportiva e di organico. Sono convinto che la Juventus abbia, oggi, le caratteristiche adatte per affrontare le sfide future.

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Allegri Juventus
Allegri (Getty Images)

Juventus, il messaggio di Agnelli sulla Superlega

Nel corso della lettera Agnelli ha colto l’occasione per realizzare un importante passaggio riguardo la Superlega offrendo agli azionisti una visione più ampia riguardo questa competizione:

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Non è questa la sede opportuna per tornare sulle cause della nascita della Super League. Allo stesso tempo è opportuno darvi conto del fatto che questa nuova competizione, che si propone di offrire al mondo il miglior spettacolo calcistico, ha nelle sue regolamentazioni tre valori essenziali per la stabilità dell’industria calcistica. In sintesi: un nuovo paradigma meritocratico ed un ritorno ai fondamentali: controllo dei costi e trasparenza, con tre categorie al centro del progetto: i tifosi, i calciatori, i protagonisti degli spettacoli ed infine gli investitori. Questi assumono tutto il rischio imprenditoriale dell’industria calcistica. Un nuovo paradigma che il calcio non può continuare a trascurare e sulla base dei quali il dialogo politico dovrà riprendere”.

 

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