Inter-Bologna disegna almeno tre motivi per i quali Simone Inzaghi ed i suoi ragazzi sono nuovamente favoriti per lo scudetto
Inter-Bologna ha dimostrato perché quello scudetto sul petto non è un caso per i nerazzurri. L’Inter è forte, tosta: e Simone Inzaghi vanta un numero importante di motivi per cui la sua squadra non deve nascondersi ed accettare (visto anche lo stato delle altre pretendenti) il ruolo di principale candidata ad un nuovo tricolore. Con un presupposto già espresso in precedenza su queste colonne e che giova ribadire: Correa e Dzeko non valgono Lukaku in termini di incidenza sul terreno di gioco, nonostante già entrambi vantino diversi centri.
- Il primo e più banale motivo è nella crescita pazzesca di Bastoni, Barella e Lautaro. Bastoni già è tra i cinque difensori italiani più forti, completa il reparto per distacco più completo d’Italia con Skriniar e De Vrij ed aggiunge alla capacità di difensore quella di incursore inarrestabile per potenza e qualità. Barella migliora tatticamente ogni gara: oggi, può immaginarsi titolare in ogni squadra d’Europa, anche al City o al Real. Lautaro, poi, non ha difetti: devastante sotto rete, abile a cucire il gioco, può giostrare da prima e seconda punta, tosto fisicamente, abilissimo tecnicamente. Il Toro è tra i primi 10-15 attaccanti d’Europa, senza alcun dubbio.
- L’upgrade dato al gioco da Inzaghi rispetto al monotematico Conte è importantissimo: giro-palla rapido, occupazione della metà campo avversaria, capacità di portare il pressing alto, preservando le importanti qualità date a questa rosa.
- Principi ai quali si aggiunge un aspetto fondamentale: la consapevolezza dei propri mezzi arrivata dallo scorso anno, ma quest’anno fortemente maturata attraverso il lavoro dell’ex tecnico della Lazio che sta stemperando gli eccessi di grinta contiani, aumentando i momenti di gestione delle energie soprattutto mentali.
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Gli altri motivi per immaginare il bis dell’Inter
Elencati i tre motivi principali, si farebbe torto a gente come Dimarco e Perisic a sinistra, Dumfries e Darmian a destra non menzionarli come punti di forza. Per non parlare della seconda vita di Brozovic: Epic ha trovato il 2.0 della sua carriera con Simone Inzaghi. Corre tanto, ma soprattutto fa correre tantissimo il pallone. Tocca più di cento palloni a gara, il lavoro quotidiano nell’andare ad evitare lo schermo avversario sta funzionando meravigliosamente.
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Qualche punto interrogativo c’è: Dzeko è stato super nella goleada col Bologna pur subentrando, ma non può esser quel giocatore su cui appoggiarti nelle gare più dure, come ha dimostrato il Real Madrid. Handanovic non è sempre impeccabile. Calhanoglu ha grande classe, ma scarsa continuità. Ed in difesa i cambi non sono all’altezza dei titolari. La società, però, è solida, anche se in modalità spending review. Marotta, però, sa bene come si vince: e lo sta dimostrando anche quest’anno.