Inter-Real si è rigiocata dopo un anno: stesso risultato, ma con tutta la differenza europea tra Conte ed Inzaghi
Sono soprattutto i rimpianti nel day after di Inter-Real Madrid a permeare l’ambiente nerazzurro. Perché è stata persa una partita che si poteva vincere, perché ci si sono messe la sfortuna ed un grandissimo Courtois sulla strada di un risultato positivo. Se poi, Ancelotti può pescare dal mazzo un 2002 ed un 2001 della portata di Camavinga e Rodrygo, mentre per Inzaghi c’è da andare a richiamare lo spento Vidal, allora ci si mette anche la profondità della Rosa a dare la mazzata definitiva.
Quello che lascia in eredità, però, il match del Meazza è un Inter che davvero ha grandi chance di poter superare il girone ed immaginare di aver ricostituito una sua dimensione europea anche nella più importante competizione per club. Un dato spiega tanto: Brozovic ha giocato più di 120 palloni, completato più di 100 passaggi. Ciò significa che l’Inter ha maturato una nuova identità tattica: oltre alla spasmodica ricerca della profondità, imperniata sulla volontà di appoggiarsi sulla prima punta, ora Barella e compagni cercano un calcio ragionato, fraseggiato e teso ad ottenere un giro palla quanto più rapido possibile. Inoltre, nessun baricentro basso per poi ripartire: il pressing dell’Inter è stato altissimo fin quando la gamba ha retto. Un modo di stare in campo europeo, moderno, che valorizza le caratteristiche di tanti uomini della rosa.
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Il vero sconfitto è il Terribile Salentino
Sembrava di vedere una squadra riplasmata dopo gli anni di Conte a livello europeo. Il terribile Salentino il vero sconfitto della serata di ieri. Chiamato a commentare il Milan per evitare imbarazzi, lontano migliaia di chilometri dal Meazza, Antonio Conte avrà già rivisto la partita tra Inter e Real Madrid. Ed i confronti sono inevitabili. Perché l’Inter formato Champions di Antonio Conte non aveva nessuna delle caratteristiche e numerate dell’Inter di Inzaghi. Pur uscendo sconfitto, il tecnico piacentino ha dimostrato di avere una dimensione continentale già più consolidata di un navigatore esperto come Conte.
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Lo scudetto vinto in un campionato dove non c’erano vere avversarie, non deve cancellare quanto Inzaghi ieri ha dimostrato poteva essere fatto. Soprattutto perché Conte aveva una squadra più forte di quella dell’ex allenatore della Lazio. Lukaku ieri sera, ad esempio, avrebbe segnato Non solo qualche gol ma anche una profonda differenza con un volitivo ma scarsamente incidente Edin Dzeko. Aumentano, allora, le domande sul motivo per cui Conte oggi faccia l’opinionista Sky e non l’allenatore in qualche grande club: che possa incidere questa sua scarsa vena in Champions? Forse, la domanda è solo retorica.