Da oggi è in vigore un nuovo divieto per il calcio italiano

Le ‘sconfitte onorevoli’ sono ammissibili solo in Champions, dove siamo inferiori. In Europa e Conference League si può vincere

La due giorni di Champions si è chiusa con un bilancio agrodolce per le italiane. La Juventus ha fatto il suo dovere contro un rivale il cui valore di mercato totale, secondo Transfermarkt, supera di poco quello di Weston McKennie (25.93 milioni contro 25). Il Malmo non era di certo in grado di impensierire Allegri, che per l’occasione ha recuperato quasi tutti i titolari e ora deve fare i conti con un match già fondamentale. Perdere col Milan significherebbe guardare la vetta della Serie A lontana 11 punti dopo appena quattro giornate: un disastro da evitare a tutti i costi. Sarà una Juve molto diversa rispetto a quella vista a Napoli, negli uomini e non solo. 

Il pari dell’Atalanta è da considerarsi positivo. Di fronte, c’era un Villarreal temibile in Europa e che, in casa, sa farsi valere anche con i grandi. Un buon inizio per Gasperini che però, nel post-gara, avrebbe potuto evitare di tornare sugli episodi arbitrali vissuti in Serie A. Dichiarazioni che stonavano e che in molti non hanno gradito.

Le milanesi, dal canto loro, avevano gli impegni più proibitivi. Ne sono uscite entrambe sconfitte, ma senza umiliazioni e, come si dice in questi casi, “a testa alta”. L’Inter, paradossalmente, è sembrata migliorata nella sua versione europea rispetto a un anno fa. Nonostante gli addii di Conte, Hakimi e Lukaku, i nerazzurri hanno mostrato personalità, organizzazione e intensità contro un Real messo alle corde durante due terzi di gara. Fallire tante occasioni da gol e, soprattutto, perdere le misure e abbassarsi negli ultimi dieci minuti è però un errore gravissimo se di fronte hai il Madrid. Ancelotti ha fatto valere il suo maggior tasso tecnico e una panchina giovane e talentuosa. Il gol decisivo, costruito da Camavinga e Rodrygo, sa di futuro. 

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europa league trofeo
Il trofeo dell’Europa League (Getty Images)

Niente scuse: Europa e Conference League si possono vincere

Il Milan è finalmente tornato a casa, e pochissimi club possono affermare questa frase a buon diritto quando si tratta di Champions. I rossoneri, contro il Liverpool, hanno rischiato l’imbarcata, portando a casa una sconfitta onorevole. Quei cinque minuti prima dell’intervallo resteranno un ricordo dolcissimo, ma ottenere punti contro i Reds, nettamente più forti, avrebbe sfiorato il miracolo.

Dobbiamo essere soddisfatti, dunque, del bottino raccolto  nelle ultime 48 ore? Purtroppo sì. L’indimenticabile trionfo agli Europei non ha cambiato la triste realtà del nostro campionato, che non vince in Europa da oltre 10 anni. Chiedere di interrompere questo digiuno alle quattro partecipanti alla Champions è impossibile. La Juventus, probabilmente, era l’unica ad avere quest’obbligo, decaduto con l’addio di Cristiano. Nemmeno CR7 è riuscito a rompere la maledizione ed ora Allegri chiede di ricostruire con calma. Ha ragione. 

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Il nostro calcio è lontano anni luce da quello che giocano le big del Vecchio Continente, ed accettare quasi di buon grado le sconfitte di ieri è sintomo del fatto che, ormai, ce ne siamo resi conto. Per risalire la china dovremmo iniziare ad accontentarci delle briciole, con qualche sparuta soddisfazione in Champions e, soprattutto, cominciare a prendere sul serio l’Europa League, che non vinciamo da 22 anni: un’eternità. Napoli, Lazio e Roma hanno le carte in regola per vincere Europa e Conference League. Devono provarci sul serio per ridare dignità a un movimento che, a livello di club, raccoglie brutte figure una volta varcato il confine da troppi anni. Di giovedì, a partire da oggi, vige il divieto assoluto di “sconfitte a testa alta”. Quelle le lasciamo al salotto buono della Champions. Purtroppo.

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