Kean-Everton, il retroscena dall’Inghilterra: “Colpa di Ancelotti”

Due giornalisti inglesi spiegano cosa non sia funzionato all’Everton per Moise Kean, protagonista delle ultime cronache dopo Italia-Lituania.

Italia-Lituania è stata la sfida da prova del 9 per Roberto Mancini. Il Ct della Nazionale azzurra si è affidato alle nuove leve per capire quanto possa contare sul loro apporto in vista dei Mondiali di Qatar del 2022. La fiducia è stata completamente ripagata e sugli scudi vi è finito anche Moise Kean, da poco rientrato in Italia. L’attaccante cresciuto nelle giovanili della Juventus è stato riportato in patria dopo l’addio di Cristiano Ronaldo, prelevandolo dall’Everton. Una sfida impegnativa quella del giocatore, che dovrà rispondere alle aspettative riposte nel suo talento e nelle prospettive di un classe 2000. La sua esperienza in Inghilterra, tuttavia, non è stata troppo felice. Andato via nel 2019 dall’Italia, si è trasferito all’Everton, vivendo anche una parentesi al PSG, in prestito, senza riuscire mai a incidere.

Moise Kean: cosa non è funzionato all’Everton e come ripartire alla Juventus

Moise Kean durante Italia-Lituania
Moise Kean, Italia (Getty Images)

Per scampare ogni pericolo di delusione o eccesso di entusiasmo, bisogna capire cosa non sia funzionato per Kean nel Regno Unito e se esista il pericolo di ripetere circostanze simili in Italia. Paul Joyce, giornalista di ‘The Times’, ai microfoni di serieanews.com motiva così la parabola deludente dell’attaccante all’Everton: “È arrivato con grandi aspettative e una grande reputazione, ma è anche giunto agli sgoccioli della finestra di trasferimenti, quindi era indietro rispetto agli altri come tempi di adattamento. L’allenatore, Marco Silva, non voleva giocare con due punte e questo ha limitato le occasioni per Moise. Inoltre, dall’inizio della stagione l’Everton non si è comportato in modo coerente e i risultati non sono stati buoni. Il tecnico è stato subito sotto pressione e questo ha avuto un impatto anche su di lui. L’allenatore aveva bisogno di risultati e non aveva intenzione di riporre la sua fiducia in un giovane giocatore nuovo al calcio inglese“. Anche Dominik King del ‘Daily Mail’ in esclusiva condivide la sua visione: “Non si è mai adattato per diverse ragioni. Ha un diverso stile di gioco, l’Everton ha avuto pochissima stabilità in termini di allenatore in carica e poi ha visto Dominic Calvert-Lewin e Richarlison affermarsi come i principali attaccanti”.

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L’importanza dell’allenatore sulla crescita di un giovane

Moise Kean mostra la maglia dell'Italia contro la Lituania
Moise Kean, Italia (Getty Images)

Ciò ha sicuramente avuto un impatto sulla linearità delle prestazioni di Kean e sulla possibilità di mettersi in luce. D’altronde non ha avuto forse le occasioni che avrebbe meritato, secondo Joyce: “Il cambio allenatore non ha aiutato. Moise ha avuto Silva, Duncan Ferguson come allenatore ad interim e poi Carlo Ancelotti. Carlo ha parlato bene di lui quando è arrivato e ha detto che avrebbe voluto ingaggiare Moise al Napoli, ma alla fine nemmeno con lui ha avuto grandi opportunità. Competeva con Richarlison e Dominic Calvert-Lewin e forse in questa situazione il giocatore deve chiedersi: “Ho dato tutto quello che potevo?”, penso che sia stato come se sapesse che non avrebbe giocato e ciò lo ha demotivato. Però era anche il tempo della pandemia e deve essere stato molto difficile per un neo acquisto in un paese straniero”. In merito riflette anche King: “Non è mai stato costante. Era popolare negli spogliatoi e piaceva il suo carattere, ma dubito che abbia avuto la completa fiducia da parte di tutti i dirigenti“.

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Il ritorno in Italia di Kean: c’è la Juventus

Moise Kean in Italia-Lituania
Moise Kean, Italia (Getty Images)

Adesso che Kean è alla Juventus, anche per l’Everton e i suoi tifosi è forse più facile comprendere la situazione, potendo ragionare ‘col senno di poi’. “I tifosi lo hanno abbracciato e hanno creato uno striscione antirazzista quando è arrivato dopo quello che era successo in Serie A contro il Cagliari. Volevano che brillasse e riempisse il vuoto lasciato da Romelu Lukaku. Penso che ci sia delusione piuttosto che risentimento. Una volta che è andato al Paris St Germain e ha fatto bene, è sempre stato improbabile che sarebbe tornato all’Everton. Non avrebbe voluto passare dal giocare al fianco di Neymar e Mbappé al mettersi in fila dietro Calvert-Lewin e Richarlison. Era meglio lasciare il club, anche se penso che ci sarà molta attenzione per come si comporterà alla Juventus. Vederlo segnare due volte per l’Italia questa settimana ha fatto alzare il sopracciglio. Segna per l’Italia e ha segnato per il PSG, ma all’Everton non è accaduto lo stesso, quindi è difficile capire quanto sia bravo”, afferma dubbioso Joyce del ‘The Times’, mentre King conclude dal ‘Daily Mail’: “È stata la decisione giusta lasciarlo partire. Dovrebbe essere più felice in Italia, là dove non ha problemi con la lingua o la cultura. Per lui è importante avere l’opportunità di giocare regolarmente perché non sarebbe successo all’Everton. Nessun risentimento da parte dei tifosi. Lo hanno accolto con un enorme striscione per sostenerlo nella sua lotta contro il razzismo. Volevano che avesse successo e sono rimasti delusi dal fatto che non abbia mai funzionato”. Ora tocca ripagare la fiducia dei bianconeri.

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