Finito il mercato, la Serie A si scopre territorio di conquista, con un campionato sempre più povero e privo di attrattiva
Da bambino ho imparato lettere, colori e numeri anche grazie alle figurine. Erano gli anni ’80: ed oggi, custodisco gelosamente gli album con i grandi campioni che affollavano il nostro campionato. Era il decennio nel quale sembrava che nulla potesse mai esser più bello della Serie A: Maradona e non solo. Platini, Zico, Gullit, Van Basten, Matthäus erano solo alcuni dei brillanti a centinaia di carati che ho amato come tutti quelli della mia generazione.
Passano gli anni e ti ritrovi a sperare che arrivi Giroud: ottimo calciatore, ma nella seconda parte della sua carriera e mai davvero una star di primo calibro nel firmamento calcistico. Questo per sperare che ci possa esser appeal ad un campionato che ha perso troppo, che ha lasciato andar via tantissimo.
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Sei addii, un disastro per il campionato
Pensiamo ad una possibile top 11 della scorsa stagione: ora, riflettiamo sui calciatori che hanno lasciato il nostro campionato nell’ultima sessione di mercato. Gigio Donnarumma tra i pali, Achraf Hakimi e Cristian Romero in difesa, Rodrigo De Paul a centrocampo, Romelu Lukaku e Cristiano Ronaldo in attacco. Sono sei calciatori che avrebbero potuto tranquillamente far parte della migliore formazione della scorsa stagione: anzi, ci sono entrati in tante top stilate da vari quotidiani e portali.
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Tutto ciò ha un significato molto semplice. La Serie A è diventata, soprattutto a causa del difficile momento economico di Juve ed Inter, ancora più provincia del grande impero del calcio. L’Italia calcistica torna sulla terra dopo l’emozione dell’Europeo, dopo una lezione non appresa, per il momento. Non resta che sperare che arrivino nuovi capitali e club come Roma e Napoli continuino ad irrobustirsi. Il rischio di perdere le prossime stelle, da Zaniolo a Vlahovic passando per Osimhen diventa sempre più concreto.