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Ronaldo aveva deciso sei mesi fa. E non ha mai cambiato idea

L’addio di Ronaldo alla Juventus è nato a marzo. Il portoghese non ha mai raccontato bugie e lascia la sensazione di un’ enorme occasione persa

Dopo tre anni, Cristiano ha salutato la Juventus con una lettera in inglese. Le poche parole in italiano che conteneva, erano scritte male. Quei “grazzie” e “tiffosi” sono un sintomo perfetto di ciò che stava accadendo ormai da mesi: Ronaldo alla Juve si sentiva un corpo estraneo. Forse non ha mai capito l’Italia. E forse l’Italia non l’ha mai capito.

È per questo che, fino a qualche giorno fa, in molti ancora credevano alla sua permanenza a Torino e che i segnali inequivocabili dietro la sua volontà fossero bugie, o casualità. Ronaldo aveva deciso di andar via a marzo e la sua decisione è sempre stata irrevocabile. Si trattava soltanto di capire quando sarebbe partito e dove sarebbe finito.

In primavera iniziarono a circolare i rumors sugli approcci col Real Madrid, sua priorità, ammessi in diretta da Florentino Perez, che gli ha sempre chiuso le porte. “Non avrebbe senso”, disse, ma quella frase non bastò a Cristiano per desistere. In estate, col ritorno di Ancelotti, ci fu un nuovo approccio, ancora respinto al mittente perché i blancos, ormai, pensano solo a Mbappè

Edu Aguirre, giornalista e suo intimo amico, confermò i contatti con Carletto, che smentì di volerlo acquistare, ma non di averci parlato. Il tecnico dovette farlo per cautelarsi di fronte alla sua dirigenza e anche per lanciare un messaggio proprio a Mbappè.

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Mendes, intanto, lavorava alacremente per accontentare il suo protetto. Dopo i contatti col PSG per un tridente da sogno con Messi e Neymar, l’agente ha tentato la strada dello United già a maggio scorso. I Red Devils non si sono più fatti vivi fino a quando si sono resi conto che i ‘cugini’ del City potevano davvero riportare in città il figliol prodigo. E sono intervenuti.

L’accordo tra Ronaldo e i citizens era completo. Mancava quello con la Juventus, che molto probabilmente con qualche altro giorno di pazienza sarebbe arrivato. Il blitz dello United, però, ha risolto definitivamente la questione. Sciogliendo un matrimonio che, ormai, non funzionava più.

Ronaldo è stato ermetico in questi mesi, ma non ha mai detto bugie. La Juventus è sparita dai suoi discorsi sin dal post di chiusura dell’ultima, difficile stagione. E durante l’Europeo non negò affatto la possibilità di partire. 

Il post dopo i rumors sul Madrid era più un messaggio stizzito per ii blancos (come confermò il commento di Georgina a difesa di Aguirre) che una smentita. E la panchina con l’Udinese ora assume un significato chiarissimo. Ma perché si è giunti a questo finale?

Prendersela con CR7 è sbagliato. Si è confermato un mostro con i suoi 101 gol in 134 partite: dal punto di vista sportivo gli si può recriminare poco. Il problema è che, se si punta su un calciatore da 100 milioni e 31 netti a stagione, bisogna costruirgli intorno un progetto solido e vincente. La Juve, invece, nel triennio ronaldiano è stata più incerta che mai.

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Cristiano Ronaldo (Getty Images)

Ronaldo, l’enorme occasione persa dalla Juventus

Quattro allenatori diversi in quattro anni, roba inedita nel recente passato, testimoniano quanto le cose non stessero andando per il verso giusto. Con CR7, la Vecchia Signora è peggiorata in Champions, dove era reduce da due finali in quattro anni, e anche in Serie A, passando da quattro double consecutivi alla festa per la soffertissima qualificazione Champions di Bologna (dove Ronaldo, per inciso, rimase in panchina. Chissà perché). 

Il macigno di un calciatore da 60 milioni lordi a stagione ha condizionato i piani della Juve, che con quest’avventura ha lasciato a tutti una lezione chiarissima: nessuno vince da solo. E Ronaldo, che a quasi 37 anni non ha più tempo da perdere, sentiva il bisogno di scappare per tentare un ultimo, disperato assalto a Champions e Pallone d’Oro. La frettolosa fuga degli ultimi due giorni parla chiaro: a Torino non voleva restarci nemmeno un giorno di più. Ha preferito tornare a Lisbona, in attesa dell’ultima magia di Mendes. 

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Non può non essere un addio amaro, per tutti. Cristiano ha ammesso candidamente che, con la Juve, “non ha conquistato tutto ciò che voleva”, i bianconeri hanno perso un’occasione d’oro per il definitivo salto di qualità europeo e la Serie A vive un altro capitolo della sua diaspora (Donnarumma, Lukaku, Hakimi, De Paul…). Chissà quanto dovremo attendere per rivedere un calciatore del suo calibro nel nostro campionato. A sensazione, direi molto.
L’ultima immagine di Cristiano in bianconero, dunque, resterà il gol annullato contro l’Udinese e la sua esultanza spezzata dal VAR. La metafora perfetta di ciò che poteva essere, e non è stato.

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Scritto da
Mirko Calemme

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