Cucchi: “Su Ronaldo forse c’è uno scenario diverso. Attenti all’Atalanta”

Riccardo Cucchi: “Serie A ridimensionata, ma mi affascinano i ritorni in panchina. CR7 rimane e per lo scudetto occhio all’Atalanta”

Ci siamo. La Serie A 2021-22 è alle porte e Serieanews.com ha contattato il giornalista Riccardo Cucchi, storica voce di ‘Radio Rai’ per un’analisi approfondita sulla stagione che sta per iniziare.

Con lui abbiamo parlato di mercato e di crisi economica, di allenatori e di prospettive delle big, in Italia e in Europa: insomma, abbiamo provato a fare le carte al campionato, cogliendo alcune chiavi di lettura affatto banali.

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Ronaldo e Allegri in allenamento
Cristiano Ronaldo e Allegri (Getty Images)

Cucchi: “Ronaldo è l’unica stella rimasta in Serie A, se resta è una fortuna”

In un mercato, come quello italiano, in cui di soldi ne girano pochi, i veri colpi si può dire che siano stati gli allenatori. Saranno questi ultimi a risultare decisivi in campionato?

“È possibile. Lo sapevamo che il mercato sarebbe stato sottotono, d’altronde il nostro calcio (e non solo il nostro) vive una crisi finanziaria molto evidente e dobbiamo fare i conti con questa realtà, che non è legata solamente alla pandemia. 

Le società hanno probabilmente pensato che fosse più conveniente e anche più fattibile (viste le ristrettezze economiche) affidarsi a bravi tecnici in grado di valorizzare gli organici a disposizione, piuttosto che investire su grandi profili tra i calciatori. 

Pensiamo ad Allegri: la Juve aveva smarrito un po’ la bussola negli ultimi due anni, mettendo in campo un rendimento inferiore alle aspettative, nonostante i trofei vinti. Devo dire che il suo ritorno in Serie A, così come quelli di Mourinho, di Sarri, di Spalletti, mi affascina molto”.

Però intanto la Serie A si impoverisce di giocatori. Tra gli MVP della scorsa stagione, Donnarumma, Romero e Lukaku se ne sono già andati. Vlahovic rischia di farlo a breve e Cristiano Ronaldo vorrebbe tanto, ma a quanto pare non riesce a trovare acquirenti. E ci aggiungiamo pure Hakimi, il miglior terzino del campionato…

“Credo che sia inevitabile, questo è il calcio professionistico. I calciatori vanno dove ci sono prospettive economiche e tecniche migliori. Ci sono addii, come quello di Lukaku all’Inter, che sono dolorosissimi e anche complicati da digerire per i tifosi. È triste fare i conti con questa realtà, ma è una conseguenza inevitabile delle difficoltà che ci sono. 

Sarà difficile, sarà lunga la strada per riportare il calcio italiano ai livelli cui eravamo abituati in passato: probabilmente abbiamo viaggiato a una velocità superiore a quella che il nostro motore consentiva. Io mi auguro solo che da queste contingenze i gruppi dirgenti, e parlo sia a livello di club che a livello di istituzioni, traggano degli insegnamenti per ridisegnare un sistema più sostenibile. Perché spendere di più di quello che si incassa non è mai una buona scelta.

Per quanto riguarda Cristiano Ronaldo, non sono del tutto sicuro che sia lui che vuole andare via. E se fosse invece la Juventus che vuole cederlo per ridurre le spese? Poi, magari la verità sta nel mezzo. La mia sensazione, comunque, è che Ronaldo rimarrà e, mi permetto di dire, per fortuna. Della Juve e anche del nostro calcio, perché di fatto è l’unica stella rimasta”.

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E i calciatori italiani? Non pensa che, nonostante la fantastica vittoria dell’Europeo, si continui a puntare troppo poco su di loro?

“Farei un discorso più ampio. Mancini ci ha dimostrato che creando le condizioni giuste si possono ottenere grandi risultati anche con una squadra sulla carta non stellare. Ci sono alcuni giocatori che sono migliorati tantissimo grazie a lui, penso a Locatelli che è appena passato alla Juve, penso a Spinazzola. 

Tornando all’analisi di partenza: i club italiani hanno puntato molto sugli allenatori proprio per questa ragione, e cioè valorizzare i calciatori a disposizione, italiani e non”.

Parliamo sempre di un azzurro: Jorginho, che è stato inserito tra i tre finalisti del premio per il miglior giocatore UEFA. Secondo lei merita il Pallone d’oro?

“Sono sempre stato un po’ guardingo sul Pallone d’oro, le cui regole di assegnazione non sono molto leggibili. L’era di Messi e Ronaldo è stata determinata non solo dalle prestazioni individuali dei due, ma anche dall’esposizione mediatica di cui godono, oltre che dalla lunga striscia di successi di Barcellona e Real Madrid a livello di squadra.

Jorginho ha fatto un lavoro straordinario al Chelsea e in Nazionale, ma non è uno di quei calciatori che salta agli occhi. È uno che deve essere capito, di ragionamento, non è spettacolare. Poi, non vedo altri giocatori che meritino in questo momento più di lui, ma sarebbe un Pallone d’oro un po’ anomalo rispetto al passato”.

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L'Atalanta festeggia dopo una vittoria
L’Atalanta festeggia dopo una vittoria (Getty Images)

Cucchi: “E se per lo scudetto fosse l’anno dell’Atalanta?”

Ci darebbe una sua personale griglia di partenza della Serie A?

“È molto difficile quest’anno, perché la competitività potrebbe davvero alzarsi molto. Peschiamo, è chiaro, dal gruppo delle prime sette della passata stagione. 

Nonostante tutto, credo che si debba concedere l’onore delle armi all’Inter campione d’Italia, dopo uno scudetto conquistato con grande fatica dopo tanto tempo. Anche se i cambiamenti profondi nell’organico causeranno non pochi grattacapi a Simone Inzaghi. E poi, ovviamente, la Juve: Allegri è l’uomo giusto, come ho già detto, è pragmatico e sa perfettamente che il suo dovere è vincere, ‘a corto muso’ come si dice alla toscana.

Metto in pole queste due squadre. Ma poi occhio a tutto quello che succede appena dietro, tra Roma, Napoli, Milan, Lazio e Atalanta. Anzi, aggiungo: e se fosse l’anno della Dea? In un contesto così complicato, senza top player in giro se non Ronaldo, chissà che l’Atalanta non possa fare un ulteriore salto di qualità e puntare direttamente allo scudetto. Oltretutto, loro stanno operando bene anche sul mercato”.

E le coppe? Il PSG è il favorito d’obbligo per la Champions? E le nostre squadre dove possono arrivare?

“Come si fa a non dare per favorito chi si può permettere lo straordinario lusso tecnico di poter schierare insieme Messi, Neymar e Mbappé, senza parlare di tutti gli altri? Il PSG sulla carta è il team più forte del mondo. Però sappiamo anche che sul campo questa forza va dimostrata, pensiamo alla Francia all’Europeo che si è squagliata in quel modo perché non è stata abbastanza squadra. Il problema per Pochettino è proprio questo: fare di questo super gruppo di campioni una squadra. Se ci riuscirà, non credo ci sarà storia per tutte le altre.

Per quanto riguarda le italiane, si potrebbe pensare che l’onda di entusiasmo dovuta a Euro 2020 sia in grado di alimentare speranze anche per i club nelle coppe. Io mi auguro che sia così, però dal punto di vista tecnico credo che siamo in ritardo nei confronti delle grandi d’Europa. Non mi sento di pronosticare un successo italiano in Champions: magari avremo la possibilità di tornare ad alzare una coppa grazie all’Europa League o alla Conference League. Sempre che i nostri club non le snobbino. 

Sì, perché c’è una strana contraddizione in Italia: si fa di tutto durante il campionato per conquistare un piazzamento europeo, poi però quando si va lì a giocare le squadre fanno turnover, come se l’Europa League (la Conference comincia quest’anno) non contasse poi un gran che. Secondo me è un grande errore dal punto di vista sportivo. Speriamo che quest’anno non sia così, che le nostre squadre giochino veramente con l’ambizione di portarli a casa questi due trofei, e che ci regalino belle sorprese”.

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