Il calcio inglese rischia di dire addio ai colpi di testa

La Premier League è pronta alla rivoluzione. Le ultime campagne di sensibilizzazione sui colpi di testa rischiano di cambiare per sempre il modo di giocare dei calciatori.

In Inghilterra proseguono senza sosta gli studi sugli effetti a lungo termine dell’attività calcistica. Tutta l’attenzione del caso è focalizzata sui colpi di testa che, a lungo andare, rischiano di compromettere la salute dei giocatori.

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Premier League (Getty Images)

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Calcio inglese, addio ai colpi di testa in allenamento

Le linee guida stilate dalla Football Association per tutti i livelli del calcio inglese sono chiare. Alle società è raccomandato di evitare che i propri calciatori eseguano più di dieci colpi di testa ad impatto violento in allenamento.

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Vietati, dunque, i colpi di testa su passaggi da più di 35 metri, da calci d’angolo, dai cross e dalle punizioni dalla lunga distanza. Le conseguenze, a lungo andare, infatti, potrebbero essere gravi per la salute fisica e mentale dei calciatori in campo. Come riporta ‘The Athletic’, la direttiva è stata introdotta dopo che diversi studi hanno dimostrato gli effetti traumatici sul cervello degli atleti. La raccomandazione principale è quella di diversificare le giocate in base all’età dei tesserati, ai numeri di colpi già effettuati durante gli incontri. Sul tema è stata addirittura aperta una inchiesta denominata ‘Tackle Football’s Dementia Scandal‘ che ha riportato come gli ex calciatori abbiano probabilità di morire di Alzheimer cinque volte maggiori rispetto al resto della popolazione. Secondo la Purdue University, invece, colpire il pallone di testa da rinvio del portiere equivarrebbe ad un pugno durante un incontro di boxe.

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