SerieANews.com ha incontrato Dario Sansone dei Foja: dall’idea della Mano ‘e D10S al rapporto con Maradona e il Napoli
“E tutt ’a gente cantaie Maradò Maradò”. Chiude gli occhi, sorride e sogna l’urlo del popolo di Diego. Dario Sansone non sta nella pelle. Immagina il momento in cui potrà suonare davanti al pubblico ‘A mano ‘e D10S’, l’ultimo singolo dei Foja, band napoletana con Napoli e Maradona nel sangue. C’è tanto calcio nel brano che riadatta il pezzo di Alejandro Romero che partecipa al progetto con un cameo. Ma c’è soprattutto tanta emozione nelle parole che il frontman del gruppo usa per spiegare come è nato un percorso che va oltre la musica, per abbracciare ovviamente il calcio ma anche il sociale di una città che per anni si è nutrita (e continua a farlo) del mito di Maradona.
Intervistato da SerieAnews.com, Sansone racconta l’origine di un pezzo che ha già fatto emozionare i tifosi azzurri e non solo: “Da tempo pensavo ad una versione nostra di ‘La mano de Dios’, già da prima della scomparsa di Diego. Pensavo che quella canzone, così magica, che narrava la sua storia vista con gli occhi dei tifosi argentini, dovesse essere raccontata anche con i nostri occhi, le nostre parole, i nostri suoni e i sapori delle nostre strade”. Tutto nasce da un’esibizione a gennaio, “qualcosa che ha preso i cuori di tutti – racconta sempre Dario Sansone – ed è arrivata anche all’orecchio dell’autore della versione originale, Alejandro Romero”. Da qui l’idea che diventa poi realtà con ‘A mano ‘e D10S’. Un brano che “è Diego raccontato con il nostro cuore”. Un brano che unisce due città “due paesi orfani del loro mito, del loro Dio umano”.
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A Mano e’ Dios, Dario Sansone: “Maradona simbolo di riscatto”
Ma Maradona non è solo calcio, il Pibe de Oro “rappresenta simbolo di riscatto, voce degli ultimi”. Ed allora i Foja hanno voluto unire l’uscita del brano ad un’iniziativa di impegno sociale: “Volevamo qualcosa che rappresentasse Diego senza specularci e che desse valore alla musica e a quello che facciamo. Da qui abbiamo associato la canzone ad un’iniziativa sociale, attraverso un sito sul quale acquistare il 45 giri o delle magliette, con gli utili devoluti per l’acquisto di strumenti musicali o sportivi per i ragazzi del carcere minorile di Nisida. Un modo per far sì che questa canzone possa dare una possibilità di riscatto a qualcuno che nella vita non è stato fortunato come noi”. Il preludio ad un’altra uscita quello del nuovo album: “E’ quasi pronto – spiega Sansone -, incrociando le dita vedrà la luce entro la fine dell’anno. Ci sono altre tappe intermedie: stiamo accompagnando questa uscita con la giusta cura e seguendo il nostro istinto”.
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Dario Sansone dei Foja: “Napoli, vincere per dimostrare che città ce la può fare”
Quello che porta a fare sempre una scelta di campo. La musica, come il calcio, come terreno di impegno sociale. Inginocchiarsi prima dell’inizio della partita come simbolo di lotta contro le discriminazioni, non senza polemiche: “Chi ha la possibilità di avere grandi megafoni deve dirci da quale parte sta – afferma Sansone – . Noi siamo stati sempre in prima linea su queste cose, con le nostre idee e le nostre possibilità, impegnandoci al massimo per il sociale. Non si può tollerare che non ci si inginocchi contro le discriminazioni, un valore così universale. Il gioco del calcio è aggregazione di per sé. Il capitalismo, invece, fa dei danni mostruosi anche nel calcio. Basti pensare alla Superlega, alla distanza che si vuole creare tra ricchi e poveri anche nel pallone che è sempre stata una cosa facile da fare”.
Pallone che per i Foja è sinonimo di Napoli, intesa come squadra, una presenza ‘ingombrante’. La band urla “Forza Napoli” prima dei concerti e prova a distribuire le serate anche in base agli impegni del club partenopeo: “E’ complicata questa cosa, ma è la nostra passione, legata probabilmente ad un sentimento di riscatto. Sotto c’è rimasta la voglia di vincere anche per dimostrare che questa città ce lo può fare, può andare alla ribalta contro i poteri forti”.
Dario Sansone: “Maradona, troppo amore fa male”
Il Napoli come Napoli, altra ‘presenza’ costante nella musica della band che unisce tradizione e innovazione: “Napoli è sempre stata una città che ha fatto l’amore con tante culture e con tanti suoni, rinnovandosi continuamente. Facciamo quello che ha sempre fatto Napoli: ascoltare con il cuore e cantare a tutto il mondo, perché siamo stati una città internazionale. Ciò che ci preme di più è essere competitivi con una nobiltà culturale che è un peso. Essere napoletani è un peso, una grande responsabilità per noi che ci portiamo dietro da quando facciamo musica”.
Un peso come quello che Maradona si è portato dietro in tutta la sua vita: “Uno scritto che Gianni Minà ci ha dedicato per il brano racconta meglio di ogni altro la solitudine di Diego: il troppo amore fa male” le parole di Sansone. Ma Maradona a Napoli è emozione, come ‘A Mano e’ D10S’: un percorso d’amore, che abbraccia musica, calcio e sociale. Nel nome di Diego.