Rimborsopoli è l’occasione: ora, gli arbitri siano trasparenti

Diversi arbitri ed assistenti sospesi per rimborsi gonfiati: uno scandalo che può condurre gli arbitri alla vera trasparenza

Nelle ultime ore, è salito agli onori della cronaca l’ultimo scandalo che riguarda il mondo arbitrale. Ci sono alcuni fischietti coinvolti in un sistema di rimborsi gonfiati: subito sul web è stata fatta l’equazione più facile e triste allo stesso tempo. Se truccano rimborsi da qualche migliaio di euro, cosa sono capaci di fare certi arbitri? Sono accuse che non possiamo assolutamente condividere, anche perché qualora avessimo prove di qualcosa di così pesante ci rivolgeremo alle autorità competenti. Sta di fatto, però, che quella che ben presto sarà ricordata come il ‘rimborsopoli’ è l’ennesima voce negativa che si accavalla nei primi mesi di gestione dell’Associazione Italiana Arbitri da parte di Alfredo Trentalange. Anche in questo caso, è doverosa una precisazione. Si tratta di una querelle che è stata immediatamente denunciata dall’AIA il portate all’attenzione della Procura della FIGC. Quindi, mettere sotto accusa Trentalange non è corretto.
Il nodo rimborsi, però, si aggiunge a quello dei voti truccati su quelle che sono le valutazioni degli arbitri fatti dagli organi tecnici. Una brutta faccenda che ha fatto emergere come non ci sia trasparenza per determinare quelli che devono essere i fischietti che restano nella CAN di Serie A e Serie B. Inoltre, basti pensare a Juventus-Inter o alla finale di Coppa Italia, tanto per fare due esempi: troppe sono le gare messe nel mirino della critica, con direzioni non all’altezza. Si sta mostrando una classe arbitrale con scarsa personalità, con poca capacità di lettura dell’azione, con poca determinazione nelle scelte decisive. A chiudere il quadro ci si mette anche una cattiva gestione dello strumento Var, poco lineare, poco coerente.
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Alfredo Trentalange durante una conferenza stampa
Alfredo Trentalange (Getty Images)

La grande chance da non sprecare per Trentalange

Alfredo Trentalange è arrivato a sostituire il regno interminabile di Marcello Nicchi nell’associazione arbitrale. Un’eredità pesante, non facile, minata da subito da tutti questi fattori. Trentalance si è presentato come l’uomo della trasparenza, della chiarezza, della volontà di cambiamento. Qualche passo c’è stato: non basta, però, assolutamente quello che è stato fatto finora. Qualche parola pronunziata qua e là da qualche arbitro in qualche media nazionale, questo gesto di inviare subito gli atti alla Procura federale sul caso rimborsi. La strada è interessante, ma insufficiente.

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Il presupposto dal quale bisogna partire è quello che l’Aia deve essere divisa dalla FIGC. Troppi interessi, molto ingerenze, poca indipendenza: un sistema controverso che peserà sempre su quella che deve essere l’esigenza di un giudice terzo di essere indipendente. Inoltre, e legittimo chiedere che i voti degli arbitri siano resi pubblici: che in qualche caso anche le valutazioni della singola partita siano rese note, spiegate, con la possibilità per il grande pubblico di capire come funziona lo stesso sistema arbitrale. Gli arbitri devono essere resi i professionisti, le società devono mostrare rispetto per professionisti di altissimo profilo: inoltre, ci vuole un dialogo che porti alla maturità che già c’è in altri paesi.

A fine partita, l’arbitro spiega serenamente le proprie decisioni ai due allenatori e poi le condivide anche con i supporter che sono davanti ad una tv. Questo per cancellare polemiche sempre più forti, per cancellare ombre e sospetti. Un gesto molto semplice, quello ad esempio di un Var a chiamata, il cosiddetto ‘challenge’, dimostrerebbe in tempi estremamente rapidi la volontà di cambiamento da parte di Alfredo Trentalange e della sua associazione.
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