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Boranga: “Donnarumma non mi convince. Buffon non ‘tradisca’ la Juve” | ANews

L’ex portiere di Fiorentina, Brescia e Cesena Lamberto Boranga: dal futuro di Donnarumma a quella di Buffon, l’intervista a SerieANews

Lamberto Boranga è una personalità decisamente originale ed eclettica nel mondo del calcio. Classe 1942, portiere, ha giocato, fra le altre, con le maglie di Fiorentina, Brescia e Cesena in Serie A. Poi ha preso due lauree, in Biologia e Medicina, e attualmente esercita a Perugia come medico sportivo. 

Nel frattempo ha continuato a praticare sport: oltre a una serie di presenze alla trasmissione ‘Quelli che il calcio’, dove era costretto suo malgrado a incassare un sacco di gol (per simulare quelli veri del massimo campionato), ha stabilito diversi record nella categoria master di atletica leggera. 

E non ha mai veramente smesso col pallone: ha giocato nelle serie inferiori fino a un paio di anni fa, ultima esperienza con la Marottese, in Terza categoria marchigiana. SerieANews.com ha approfittato della sua disponibilità per fare una panoramica sul momento degli estremi difensori: l’addio di Buffon alla Juventus, il futuro di Donnarumma. E molto altro.

Boranga, anzi, dottor Boranga, partiamo da Lei. Ha detto che il Covid le ha rovinato la carriera…

“Sì, lo scorso anno ero d’accordo con una società di Promozione delle Marche per essere tesserato ed esordire a marzo. Poi c’è stato il Covid e non si è fatto più niente: la pandemia ha bloccato tutte le serie minori”.

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Buffon e Donnarumma insieme in Nazionale (Getty Images)

“Buffon è ancora in grado di esprimersi su buoni livelli”

A proposito di portieri longevi, Buffon secondo Lei dovrebbe continuare o smettere?

“Se se la sente, certo che può continuare. In Serie A penso che non gli convenga, perché ‘tradirebbe’ un po’ la Juventus. Potrebbe scegliere una squadra a livello internazionale, immagino che abbia già qualche offerta: ce le ho io, figuriamoci se non ce le ha lui! In questo caso la motivazione è fondamentale: continuare a giocare serve anche a non sentirsi vecchio, e io ne so qualcosa. Secondo me però, indipendentemente da tutto, Buffon è ancora in grado di esprimersi su buoni livelli“.

L’erede designato, in Italia, è un altro Gianluigi: Donnarumma, che non ha ancora rinnovato con il Milan. Dove pensa che possa crescere di più? Con i rossoneri, alla Juve, o magari all’estero?

“A me lui non convince tanto. Voglio dire: o dà retta a Raiola oppure pensa con la sua testa. Fossi al posto suo, sapendo anche che il suo agente potrebbe prendere una percentuale dal trasferimento, io deciderei da solo. E questa situazione, secondo me, dimostra una mancanza di personalità, aspetto che invece per un portiere è fondamentale. Donnarumma è bravo tecnicamente, e ha ancora margini di miglioramento vista l’età, ma se non cresce dal punto di vista mentale non può crescere nemmeno come qualità complessiva. Poi, parliamoci chiaro, nel Milan ci sono giocatori più determinanti, come Ibrahimovic o Kessié: un sostituto in porta si trova. E oltretutto, per me, non sono arrivate nemmeno queste grandi offerte, perché i soldi non ci sono e i grandi club sono coperti in quel ruolo. L’unica big che potrebbe avere bisogno di un portiere è il PSG. Oltretutto hanno anche disponibilità economiche, visto che hanno i pozzi di petrolio (ride, ndr)”.

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Donnarumma, comunque, partirà sicuramente titolare all’Europeo. Fosse in Mancini, quali altri due portieri sceglierebbe di convocare oltre a lui?

“Diciamo che grandissimi portieri in Italia, in questo momento, non ce ne sono. Ci sono buoni giocatori, che più o meno si equivalgono: Cragno è bravo, ma è un po’ ‘piccolo’: è 1.84, con il livello fisico degli attaccanti che si è alzato fa un po’ fatica, ad esempio nelle uscite. Poi a me piace Audero: a tratti è geniale ed è anche caratterialmente deciso. Io porterei questi due con Donnarumma. Anche se Mancini potrebbe chiamare Sirigu per un discorso di esperienza, che ci sta, ma lui in questo momento non lo vedo molto bene fisicamente“.

Tornando alla Serie A, l’Inter ha stravinto il campionato ma Handanovic ha vissuto dopo anni una stagione negativa. È giusto che i nerazzurri puntino ora su un altro portiere? Eventualmente chi?

“Quando giocavo in A col Cesena, la società prendeva sempre un giocatore che si avvicinasse a me come livello di prestazioni: Ernesto Galli, poi Adriano Bardin, due signori portieri. Questo per dire che quando un club vede che il titolare comincia a essere in là con gli anni cerca sempre un’alternativa, per stimolarlo o eventualmente sostituirlo. Lo stesso discorso si può fare per Handanovic: quest’anno non ha avuto una vera concorrenza. Il portiere migliore che potrebbe prendere ora l’Inter è Musso. È forte e da quello che sento le possibilità che passi in nerazzurro sono concrete. Però occhio anche alla Juventus: secondo me Szczesny va via a fine stagione e l’argentino potrebbe essere un valido rimpiazzo”.

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Ederson (Getty Images)

“Il migliore al mondo? Ederson del Manchester City”

Estendiamo lo sguardo a livello globale. Dopo anni in cui i top del ruolo erano ben delineati (c’è stata l’era di Buffon, poi quella di Casillas, poi quella di Neuer), ora la situazione è fluida. Secondo Lei chi è il migliore al mondo in questo momento?

“Mi piace moltissimo Ederson del Manchester City, eccellente sia in porta che a giocare il pallone con i piedi. È forte anche Alisson, che però quest’anno ho visto male col Liverpool, so che ha anche avuto un po’ di problemi (ha di recente perso il padre, ndr). D’altronde i brasiliani vivono molto di sentimenti, di emozioni, poi soffrono la ‘saudade’. Io ne ho allenato uno, sempre portiere: molto bravo, ma ogni tanto andava via di testa. Invece per questo ruolo serve essere freddi, decisi, determinati“.

Ricollegandoci a Ederson e al gioco di Guardiola, cosa ne pensa dell’evoluzione del ruolo del portiere? È giusto o meno scegliere estremi difensori magari meno forti tra i pali ma che abbiano i piedi buoni?

“Il discorso mi sta bene, ma il portiere deve essere anzitutto intelligente. Perché se fai la costruzione dal basso la squadra avversaria va subito in pressione alta, quindi devi essere bravo a capire dove mettere il pallone. Questo modo di giocare non è nuovo: anche noi lo utilizzavamo, sempre a Cesena, con Marchioro. Dovevo dare il pallone al libero o a uno dei centrocampisti, che poi proseguivano l’azione. Certo, parliamo comunque un gioco più verticale di adesso. Ma quello che voglio dire è che il portiere non deve essere solo bravo ad appoggiare la palla, ma anche a lanciare lungo in modo preciso per mandare in porta la punta: se è capace di fare entrambe le cose, allora sì che può giocare coi piedi. Ecco perché i brasiliani sono al top in questo momento, probabilmente lo imparano fin da bambini”.

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Scritto da
Alessandro Catanzaro

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