Pirlo è stato voluto da Agnelli: ora sia Agnelli ad ammettere la sua responsabilità, mandando via Pirlo per provare a salvare la stagione
Il grande sconfitto di Juventus-Milan è Andrea Pirlo. Partiamo dalle ovvietà: per il Milan è stato facilissimo prendersi i tre punti lì dove non aveva mai vinto. Per Stefano Pioli è stata la gara più semplice da vincere della sua carriera: come se, sull’altra panchina, non ci fosse un suo collega. Incartarla a Pirlo è stato di una banalità quasi sconcertante. Sui gol di Brahim Diaz e Rebic, i calciatori del Milan hanno avuto spazi da selvaggia savana. Pirlo spiegato nel post-gara che un “Piano definito non si è più visto”. Ha poi aggiunto che “Si è dovuto adattare, diventa difficile far certe cose con certi tipi di calciatori. Ma, era doveroso far di più”.
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Pirlo, nel post-gara, ha fatto tenerezza. Si è addossato le colpe. Come a dire: “Io passavo di qua, mi hanno chiamato. Lo sapevano che non ho fatto un giorno in panchina”. Ovvio che accetti, ovvio che fai caterve di errori. Dalla formazione iniziale alla gestione dei cambi, dal piano tattico agli accorgimenti sugli avversari, è stato un disastro da 2 in pagella, per continuare il filone della tenerezza. Poi, però, si torna al punto di partenza: chi ci ha messo lì Pirlo?
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Andrea Agnelli ha distrutto in pochi anni quelle che sono state stagioni e stagioni attente di Marotta. Un disastro via l’altro, consigliato ‘splendidamente’ da Paratici. Igor Tudor è consapevole che dovrà esser pronto a fare da traghettatore: non è bastata la funzione ‘badante’ a tenere la barca in linea di navigazione. Ora, però, Agnelli faccia un gesto che salvi la dignità di Pirlo, dell’uomo che lui ha voluto lì. Lo mandi via. Questa Juve rischia la catastrofe. Rischia di perdere le prossime tre: il Sassuolo mercoledì già pregusta di straziare una grande con il suo gioco spumeggiante, meraviglioso. Agnelli non distrugga definitivamente la già marchiata carriera di allenatore di Pirlo: non sembra neppure adatto a fare il commentatore in tv, francamente. Bisogna preservarlo per una squadra Primavera, per una buona Serie C, da dove è giusto che riparta.
Cristiano Ronaldo sta, letteralmente, giocando per cavoli suoi: chi non lo dice è in malafede o vuol chiudere non solo gli occhi, ma tutti i cinque sensi di fronte alla realtà. Una società che vede un calciatore che paga 31 milioni di euro netti a stagione scendere in campo così dovrebbe dare un grande segnale. Una gara te la fai in tribuna, recupera umiltà, capisci perché sei qui. Anche se ti chiami Ronaldo ed hai scritto la storia. Dall’altro lato ci sarebbe la Juventus: o, forse, non c’è più.
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