La Coppa Italia come la Superlega, il calcio non vi appartiene

Il Consiglio di Lega ha proposto di escludere dalla Coppa Italia le squadre di serie C e D, costruendo così una competizione solo per squadre di A e B. Una logica che ricorda la Superlega.

L’idea, per diventare realtà, dovrà essere approvata dal Consiglio Federale, ci saranno sicuramente voci critiche, si è già fatto sentire il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli.

L’obiettivo del Consiglio di Lega è ridurre le partite, far iniziare dodici squadre di A sin dal primo turno e soprattutto “pulire” il calendario da sfide che avrebbero scarso appeal televisivo.

La priorità assoluta è provare a strappare di più rispetto ai 35 milioni di euro offerti dalla Rai, magari sfruttando lo storico interesse di Mediaset per la competizione.

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Insigne alza la Coppa Italia
Lorenzo Insigne (Getty Images)

La stessa logica della Superlega

“Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, l’etica della reciprocità è un caposaldo della nostra educazione ma probabilmente non riguarda i presidenti che hanno partorito la Coppa Italia d’èlite.

La logica è la stessa della Superlega: creare una competizione “esclusiva” per aumentare gli introiti e allo stesso tempo dividere le risorse con meno soggetti.

Ciò accade perché il calcio italiano negli ultimi venti anni ha compiuto un “abbraccio mortale” con le tv, quasi l’unica fonte d’introito per il mondo del pallone.

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Altrove hanno costruito gli stadi, sviluppato sistemi avanzati di merchandising, creato un mondo dove con i propri colori non guadagnano solo le big ma anche le realtà dei campionati minori.

In Italia tutto questo non c’è, il futuro degli stadi è in mano ad un dibattito antico che difficilmente trova degli sbocchi: basta pensare agli esempi di Roma, Milano e Firenze.

C’è un’altra differenza rispetto agli altri Paesi: in Italia la Coppa è gestita dalla Lega, altrove sono le federazioni a guidarla.

sciarpata tifosi Alessandria
tifosi Alessandria (Getty Images)

La nuova Coppa Italia ripudia le favole

Neanche la reazione dei tifosi alla Superlega ha insegnato ai dirigenti del calcio italiano che questo sport si basa sul “diritto alla favola”, all’idea anche mitologica che Davide può affrontare Golia e anche batterlo.

In questa stagione la crescita dell’equilibrio ha generato favole in tante coppe nazionali in giro per l’Europa.

L’Holstein Kiel ha eliminato il Bayern Monaco e giocato la semifinale di Coppa di Germania contro il Borussia Dortmund.

In Spagna l’Atletico Madrid ha perso contro l’Alcorcon, il Real Madrid contro l’Alcoyano, in Francia giovedì i dilettanti del Rumilly Vailleres affronteranno in semifinale di Coppa il Monaco, dopo aver eliminato il Tolosa.

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La Fa Cup in Inghilterra è un’istituzione e in ogni stagione esprime delle storie che appassionano tutti.

In quest’edizione si è parlato tanto del Marine Football Club, squadra di ottava divisione formata da insegnanti, operai, idraulici, operatori ecologici che al terzo turno della coppa nazionale ha affrontato il Tottenham.

Nei centri del calcio di provincia alcune avventure hanno alimentato la passione che si tramanda di padre in figlio.

Ce ne sono tante: nel 2016 lo Spezia eliminò ai rigori la Roma, affrontò ai quarti l’Alessandria. I piemontesi passarono il turno e incontrarono il Milan in semifinale.

Andando un po’ indietro nel tempo, la Nocerina nel 1996 costrinse la Juventus di Lippi al replay o il Venezia che addirittura nel 1993 elimina Roberto Baggio e compagni.

Risponderanno che sono storie antiche, espressione di un mondo che non c’è più. La verità è che, come ci ha insegnato Maradona, “la pelota no se mancha”.

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