L’attaccante Domenico Berardi ha parlato del presente al Sassuolo e della prospettiva di dare il salto in una big, rifiutata già in passato.
Protagonista del Sassuolo ormai da anni, Domenico Berardi è sempre pronto al salto in una big, ma la discontinuità che in alcuni tratti lo ha caratterizzato, fino a questo momento ha reso difficile l’impresa. Tuttavia, giunto a 26 anni, nel pieno della maturità calcistica, l’attaccante potrebbe finalmente decidere d’impegnarsi per affermarsi in una cosiddetta big e ne ha parlato in occasione di un’intervista a ‘Nero&Verde’.
“Ho sempre avuto la prospettiva di andare in una grande squadra – ha dichiarato Berardi – e ho rifiutato anche club importanti perché in quel momento non mi sentivo maturo. Volevo ancora crescere e maturare in questa società e allora ho detto di no. Non è che non avessi voglia di andare in un grande club. Poi con gli anni sono maturato, sto crescendo, e se un domani arrivasse la chiamata di un grande club ovvio che la valuterò. Se il progetto mi piacerà, se avrà le caratteristiche del divertimento e di essere protagonista, ovvio che la valuterò”.
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Sassuolo, Berardi parla di futuro e di… passato
Berardi ha poi aperto una finestra, raccontando di sé: “Sono nato col pallone sotto al braccio, lo portavo anche a letto. I miei genitori me lo raccontano sempre. In campo cerco di divertirmi, anche qui a Sassuolo. Prima di ogni allenamento, facciamo due tocchi e chi perde… prende uno schiaffo! Questo mestiere è bello, devi passare una bella giornata e dare il 100% negli allenamenti. Quando entro in campo cerco sempre di dare il massimo e di vincere le partite, non mi piace perdere. Devi sempre cercare di portare dei risultati importanti perché un domani questo mestiere finirà e quando ti guarderai alle spalle potrai dire ‘ho dato tutto me stesso, sono contento così’“.
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Sembra un ragazzo diverso da quello di qualche anno fa. A parlare è l’esperienza che si aggiunge alla consapevolezza di aver dovuto fare un passo in avanti per non correre il rischio di restare irrimediabilmente indietro: “Sono cambiato in tutto. Prima facevo sciocchezze d’istinto, mi veniva di fare una cosa e la facevo. Adesso conto fino a dieci e mi so gestire. Il rapporto con gli arbitri è cambiato perché sono cambiato io. Cerco sempre di dargli una mano e di comportarmi nel migliore dei modi”.