Rafa Benitez ha raccontato al Daily Mail la sua esperienza cinese, aprendosi in particolare sugli aspetti più drammatici relativi alla pandemia.
La pandemia è l’evento che ha accomunato il mondo sotto il segno del cambiamento. Cambiamento di abitudini, cambiamento della gestione economica, della famiglia e di interi paesi, impegnati a combattere contro un male invisibile colpevole della morte di numerose persone.
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La lotta al Covid è tutt’altro che conclusa e oggi ne viviamo sulla nostra pelle gli effetti, fisici in alcuni casi, anche se nella maggior parte delle occasioni è stata la nostra psiche che ha dovuto fare i conti con l’oste. Rafa Benitez, allenatore spagnolo giramondo, ex di squadre del calibro di Liverpool, Napoli e Real Madrid, ha vissuto in prima linea l’esperienza pandemica nel corso della sua avventura da allenatore del Dalian Pro, squadra di prima divisione cinese che ha guidato a partire da Luglio del 2019. Il madrileno ha abbandonato la Cina ormai da qualche mese e ha deciso di concedere un’intervista al Daily Mail nella quale ha parlato delle proprie sensazioni, senza rispamiare i dettagli più “drammatici”. Il racconto che ne è derivato dipinge la sofferenza di un uomo che ha dovuto imparare e adattarsi ad una cultura completamente diversa dalla nostra, anche per quel che concerne le regole in uso per affrontare l’ondata pandemica.
Benitez ha raccontato la sua sofferenza in un’intervista a cuore aperto
A rimanere impressa nella mente di Benitez è stata chiaramente la gestione della quarantena, che nulla avrebbe a che spartire con la corrispettiva esperienza europea. Stando alle parole del tecnico spagnolo il ritorno in Inghilterra è stato un sollievo: “Quella di quando sono tornato in Inghilterra e sono stato chiuso in casa non era una vera quarantena. La quarantena vera è quando sei in un albergo, ti bussano alla porta alle sette di mattina, all’una di pomeriggio e poi di nuovo alle sette di sera e ti danno il cibo e le mascherine, quando addosso hai un braccialetto col tuo nome e non puoi lasciare la stanza perché sei sotto strettissimo controllo. Quella è una quarantena. È un qualcosa di totalmente differente”.
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A queste affermazioni se ne sommano altre, racconti di vita quotidiana durante la quale lo spagnolo è stato costretto ad una logorante monotonia, confinato nella propria camera di albergo. Mesi dunque vissuti in una condizione a dir poco alienante, lontano dalla socialità a causa di barriere fisiche, culturali e anche linguistiche. Tutte buone ragioni per decidere di porre fine al suo rapporto con la Super League cinese e cominciare a cercare un nuovo inizio.