La testimonianza alla Gazzetta dello Sport di Enrico Di Rosa, dirigente dell’Asl Roma 1, accende ulteriormente il caso tamponi in cui è coinvolta la Lazio.
“Non ho mai dato alcuna autorizzazione per la partenza di Immobile, non ho avuto neanche la documentazione, non capisco come poteva darla io visto che la Lazio appartiene all’Asl Roma 4”, con queste parole il dirigente dell’Asl Roma 1 Enrico Di Rosa accende il caso tamponi in cui è immersa la Lazio.
Secondo la memoria difensiva del club biancoceleste, il dirigente Di Rosa avrebbe dato l’autorizzazione alla partenza di Ciro Immobile per Torino appena sei giorni dopo il tampone Synlab positivo prima della gara contro il Bruges.
Di Rosa nega, in questo clima si arriva al processo che inizierà al Tribunale Federale venerdì 26 marzo alle ore 11.
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La Lazio tra l’assenza di precedenti e il rischio penalizzazione
Sarà un processo completamente nuovo per la giustizia sportiva, non ci sono precedenti a cui aggrapparsi. Il “range” di provvedimenti possibili è molto ampio: dall’ammenda alla retrocessione, passando per una penalizzazione in classifica.
È molto difficile che siano messi in discussione i risultati delle partite coinvolte dal caso tamponi, cioè la vittoria per 4-3 in trasferta contro il Torino e il pareggio all’Olimpico contro la Juventus (1-1).
Le gare possono essere contestate attraverso dei ricorsi che hanno dei tempi massimi e sono già scaduti da tempo.
La Lazio proverà ad evitare la penalizzazione in classifica, sulla possibile entità del danno bisogna attendere l’evoluzione del processo per capire l’eventuale accusa della Procura Federale.
Tra i testimoni era previsto anche quella di Di Rosa, dirigente dell’Asl Roma 1 che, però, alla “Gazzetta dello Sport” ha smentito di aver concesso l’autorizzazione ad Immobile.
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“Stiamo pensando anche di fare un comunicato per chiarire la situazione”, ha sottolineato Di Rosa durante l’intervista.
Il Torino ha inoltrato istanza per costituirsi come parte interessata, gli avvocati della Lazio s’opporranno a tale richiesta.
“Il problema principale è giuridico, secondo la Procura deve essere la società a comunicare i positivi all’Asl, a nostro avviso, invece, tocca al laboratorio che ha effettuato l’analisi”, ha più volte dichiarato l’avvocato della Lazio Gian Michele Gentile.