Angelo Giorgetti, inviato del QS per la Fiorentina, racconta quel maledetto 4 marzo 2018. “È morto Astori”, la reazione della squadra
Oggi sono tre anni esatti dalla morte di Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso per un problema cardiaco improvviso alla vigilia di una gara in trasferta contro l’Udinese.
Firenze, la Fiorentina, e in generale tutto il mondo del calcio, rimasero sconvolti da questo lutto e, in qualche modo, lo sono ancora.
SerieANews.com ha ripercorso quei momenti drammatici grazie alla testimonianza di Angelo Giorgetti, giornalista del QS – Quotidiano Sportivo e inviato per le partite della Fiorentina, uno che Astori lo conosceva e che si è trovato a contatto con la squadra quel maledetto 4 marzo 2018.
Che ricordo ha di Davide Astori?
“Il ricordo che ho di Davide è molto netto. Lui era una persona rara, perché anche se parlava poco aveva la capacità di farsi ascoltare. Era una specie di leader involontario, perché non credo che volesse essere un leader. Insomma, un tipo di persona che ti colpisce. Ho avuto modo di intervistarlo faccia a faccia una sola volta, purtroppo, poi quando ci vedevamo ci salutavamo, e avevamo molti amici comuni, frequentando quell’ambiente.
Ebbene, avendone fatte tante di queste interviste ho spesso trovato una grande omologazione. Invece il colloquio con Davide mi rimase impresso perché lui disse cose non banali e poi perché si prese anche delle responsabilità nei confronti della società, parlando chiaro”.
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Morte Astori: “Esperienza devastante, Pioli fu bravissimo con i ragazzi”
Come avete vissuto il 4 marzo 2018 a Firenze?
“Posso raccontare come l’ho vissuto io. Stavo andando a Udine con il mio collega Riccardo Galli, per seguire la Fiorentina, quando venimmo raggiunti da una telefonata. Rispose Riccardo perché io stavo guidando, mi guardò e mi disse: “Angelo, è morto Astori…”. Io non avevo neanche collegato, non mi sembrava vero. Mi ricordo quel silenzio di 15 minuti, fino al casello di Udine, fermammo la macchina e restammo lì, senza capire del tutto quello che era successo.
Poi, in una specie di “bolla”, arrivammo all’albergo della Fiorentina, il Là di Moret, dove trovammo il servizio d’ordine e i giocatori che giravano con le facce perse. Insomma, fu un’esperienza devastante.
Ho impresso anche il volto di Stefano Pioli, che in quell’occasione fu veramente bravissimo a rimettere in piedi una situazione mentale che per quei ragazzi fu, devo ripeterlo, devastante.
È un ricordo che mi porterò sempre dentro, così come mi porterò dentro l’estrema compostezza della compagna Francesca e anche dei genitori che raggiunsero l’obitorio dove andammo insieme agli altri colleghi”.
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Sul caso Astori si è aperto anche un processo. Pensa che la morte di Davide potesse essere evitata?
“Qui è davvero difficile dire una parola, ma anche mezza. Non so cosa dire perché la verità è che nessuno lo sa ancora.
Ci sono delle perizie in corso, tante persone ci hanno lavorato tante ore e ci stanno ancora lavorando. D’altra parte più volte il medico della Fiorentina, il professor Galanti, ha espresso le sue ragioni con grande garbo e grande sicurezza.
Per cui vediamo, di sicuro la sentenza arriverà a breve. Io però sono in difficoltà perché, ripeto, non mi sono davvero fatto un’idea riguardo a quello che è successo, fatico ancora a crederci”.