Christoph Winterling, direttore marketing e commerciale del Bologna, fa il punto sulla Serie A in un momento chiave per il suo futuro
La pandemia ha spinto il calcio italiano sull’orlo del precipizio, ma ha forse avuto un pregio: accelerare una rivoluzione che era inevitabile. La Serie A nell’ultimo decennio ha vissuto una sorta di agonia, sopravvivendo senza mai dare segnali di crescita reale. In questi mesi il nostro campionato dovrà necessariamente cambiare e, forse, ritroverà così il cammino per tornare ad essere competitivo in Europa.
Ne abbiamo parlato con Christoph Winterling, direttore marketing e commerciale del Bologna con un passato in Adidas e As Roma, che ai microfoni di ‘SerieANews.com’ illustra la situazione del nostro movimento: “Il calcio italiano sta vivendo un momento fondamentale per la sua storia, direi decisivo per tornare ai livelli di vent’anni fa. I fondi vogliono fare il loro ingresso nella media company della Serie A, con un investimento importante e l’idea di riorganizzare la struttura per promuovere il campionato. È un’ottima opportunità”.
E, in questi giorni, si tratta per i diritti tv.
“Sì, la risposta su livello nazionale è stata positiva. Ci sono due offerte importanti di DAZN e Sky. L’interesse dei fondi e anche quello dei broadcast dimostra che il potenziale per crescere c’è. Non a caso, continuano ad arrivare investitori dall’estero, soprattutto americani, interessati ai nostri club. Il nostro campionato ha ancora appeal a livello globale”.
Quanto sta costando la pandemia alla Serie A?
“Gravina ha parlato di 600 milioni di euro, credo che i numeri siano quelli. Noi al Bologna, per darti un esempio, solo dallo stadio perdiamo 500.000 euro a partita, quindi circa 10 milioni a stagione. L’impatto, ovviamente, coinvolge anche il merchandising, il food and beverage, i tour allo stadio, gli eventi…”.
E gli sponsor?
“Devo dire che al Bologna abbiamo una clientela molto fedele. Il 98% dei nostri sponsor ha rinnovato e ne abbiamo trovati di nuovi, quindi ne abbiamo più di un anno fa. È un messaggio positivo, ma servono sforzi sempre maggiori per convincerli. Dobbiamo cercare nuovi benefit, offrendo ai partner possibilità diverse”.
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Il ‘Decreto Dignità’, in questo senso, è stato un’altra mazzata.
“Assolutamente. Il calcio italiano ha perso circa 100 milioni di euro. Un colpo pesante anche a livello di competitività all’estero. In Premier League, il 50% dei club ha un main sponsor che arriva dal settore delle scommesse. I numeri, tra l’altro, dimostrano che alla fine questa scelta non ha pagato, oltre a creare un danno. L’anno scorso, le scommesse sportive online sono cresciute del 35%, sfiorando il miliardo di fatturato. Eravamo disposti a lavorare con il Governo per migliorare la tipologia di scommesse e lavorare insieme sulla comunicazione, ma non ce n’è stato modo”.
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Crede che col governo Draghi ci siano margini per fare un passo indietro?
“Mi auguro di sì, o almeno di riaprire il dialogo in modo costruttivo. È un’occasione economica importante per il calcio, lo sport in generale e i media, che andrebbe colta. Siamo già in grande difficoltà”.
Da quale settore del calcio si attende una crescita nei prossimi mesi?
“Il calcio continuerà ad attrarre investitori, e la pandemia ha accelerato lo sviluppo del mondo eSports. E anche questa un’opportunità da cogliere con tutti i club. A breve, infatti, lanceremo il primo campionato di Serie A, che ci permetterà di attirare nuovi sponsor e di dialogare con i giovani. Il rischio è perdere contatto con loro”.
Un rischio amplificato dagli stadi vuoti.
“La speranza è riaprire almeno parzialmente in questa stagione. Stiamo lavorando con la Regione su diverse soluzioni, ma dobbiamo aspettare l’andamento dei contagi. Restiamo nelle mani del covid, ma vogliamo farci trovare pronti quando sarà il momento. Sperando che arrivi presto”.
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