Il Napoli stasera affronterà l’Atalanta per la gara d’andata della semifinale di Coppa Italia, Gattuso pensa ad una “sorpresa” sotto il profilo tattico.
Ringhio vuole mettersi a specchio con l’Atalanta di Gasperini, sta lavorando sul 3-4-3, sistema di gioco che ha sperimentato in due spezzoni diversi: nell’assalto finale alla ricerca del pareggio in Supercoppa e, invece, negli ultimi venti minuti contro il Parma per uscire dalle difficoltà.
Lo stesso sistema di gioco ma con l’atteggiamento e l’interpretazione completamente differenti, basta pensare che al Mapei Stadium il quarto di sinistra era Insigne mentre domenica al Maradona prima Hysaj e poi Mario Rui occupavano la stessa zona di campo.
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Gattuso sceglie Lozano centravanti e il piano-gara del calcio diretto e verticale
Gattuso ha sempre dato priorità alla fase difensiva dai tempi del Pisa, nelle ultime quattordici gare il Napoli ha subito diciannove reti tenendo la porta inviolata soltanto contro Crotone, Fiorentina e Parma. Si tratta di un’involuzione perchè nelle precedenti quindici gare il Napoli aveva subito solo dieci reti con sei clean-sheet.
L’Atalanta è una macchina da gol, in campionato soltanto l’Inter ha segnato di più e Gattuso vuole stringere le maglie, costruire una squadra più compatta che sappia limitare anche la ricerca dell’ampiezza della squadra di Gasperini, abile a mettere il portatore di palla in condizione di avere sempre cinque soluzioni.
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Il piano-gara del Napoli prevede, però, anche una strategia offensiva, vuole riproporre in un momento complicato, senza Mertens e con Osimhen lontano dalla migliore condizione, il calcio diretto e verticale per far male all’Atalanta.
La chiave tattica è sia sviluppare l’uscita sulle catene laterali che colpire con l’attacco alla profondità di Lozano, riproposto nel ruolo di centravanti. L’Atalanta gioca con la difesa alta accettando i duelli a tutto campo, il Napoli vuole attirare i nerazzurri e colpirli scavalcando le linee di pressione.
Il precedente di Anfield e le cavalcate di Mazzarri, la storia della difesa a tre
Ventidue giorni dopo l’ammutinamento, nel giorno in cui a casa dei calciatori del Napoli arrivavano le multe. Allan nella riunione pre-partita in tarda mattinata dice ad Ancelotti che non vuole proprio scendere in campo, Carlo glielo chiede, accetta e ad Anfield è il migliore in campo.
Il Napoli va in vantaggio e strappa un pareggio glorioso in casa dei campioni d’Europa, Ancelotti anche in quell’occasione a Klopp gliela “incartò”.
Sui tabellini trovate il 4-4-2 come sistema di gioco ma il Napoli quella sera costruiva a tre e difendeva a cinque con Di Lorenzo e Mario Rui a fare i quinti. Segnò Mertens su un lancio di Di Lorenzo, fu uno dei pochi spunti del calcio verticale made in Ancelotti.
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Quando si parla della difesa a tre, a Napoli, però, il pensiero va a Walter Mazzarri, che ha vissuto l’avventura più bella della sua carriera proprio nel club di De Laurentiis.
Il Napoli copriva il campo con la difesa a tre e poi faceva male con le feroci ripartenze in ampiezza con Maggio e Zuniga, per vie centrali con Hamsik, Lavezzi e Cavani.
Era un’altra epoca ma intanto a Fuorigrotta torna la difesa a tre: il marchio di fabbrica di Mazzarri, il rifugio di Ancelotti, la nuova soluzione di Gattuso in un periodo decisivo della stagione anche per il conflitto con De Laurentiis.