Una sconfitta pesantissima per il Napoli di Gattuso al Diego Maradona, la spunta lo Spezia ma emerge il solito problema.
Una sconfitta che farà riflettere, quella concretizzatasi sul prato del Diego Armando Maradona. Il Napoli si lecca le ferite, dopo una partita dalle tante chiavi di lettura.
Il Napoli naviga nel solito, atavico problema, che ormai è la costante di questa squadra negli ultimi anni. Cambiano gli allenatori, cambiano gli interpreti, ma sembra che la maledizione resista viva sulla squadra azzurra.
Si crea tanto, occasioni da gol nitide come nel primo tempo della sfida contro la squadra ligure, ma si concretizza poco, pochissimo. Una questione sulla quale Gattuso sta lavorando da mesi, ma che sembra davvero un croce indelebile sulle spalle di questa squadra.
Al netto del fatto che non ci sia Osimhen, cosi come Mertens, ma il Napoli vive sul campo un alone di mistero che avvolge la porta avversaria. Gli azzurri ci provano ma non concretizzano. Mancanza di lucidità, cattiveria, personalità. Tutto questo, ma anche altro.
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Quel gol firmato da Petagna, entrato soltanto nella ripresa, è un bottino amaro per gli azzurri che – occasioni da gol alla mano – avrebbero meritato uno scarto decisamente più ampio già nel primo tempo.
Chiaro che, poi, dopo uno sforzo immane nel creare, si possa perdere lucidità e freschezza nel corso della fase finale. Ed è lì che il Napoli, puntualmente, subisce. Ed è successo anche contro lo Spezia.
L’ingenuità di Fabiàn che regala il rigore (generoso) alla squadra ligure, è il chiaro segnale che qualcosa viene a mancare quando non si riesce a concretizzare.
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E poco importa, poi, se dopo il pari dal dischetto di N’Zola arriva anche l’espulsione di Ismajli a tenere gli azzurri in superiorità numerica. Il Napoli pasticcia, balla, in preda ad un blocco mentale.
La rete di Pobega, che ha sancito il 2-1 definitivo, è la fotografia di una situazione sulla quale c’è bisogno di valutazioni serie. Al Napoli serve un rapace d’area, qualcuno che rappresenti il bomber di razza. Ma, soprattutto, c’è la necessità di sviluppare una fame della quale questa squadra non conosce ancora la sostanza.
Manca Osimhen agli azzurri, come noto, e anche Mertens è fuori. Ma tutto questo non può rappresentare l’alibi per una squadra che viaggia su una costante montagna russa.
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