Salutiamo il 2020 ricordando una delle sue lezioni più importanti per il mondo del calcio: senza i suoi tifosi, il pallone non esiste
Salutare il 2020 è un esercizio difficile. Di primo acchito a prevalere è la rabbia, perché quello che ci lasciamo alle spalle è stato l’anno più difficile dai tempi della seconda guerra mondiale. Ci ha strappato, innanzitutto, troppe vite prima del tempo. Ci ha tolto la gioia della condivisione, la più grande che esiste. Ci ha separato, ci ha segregato, ci ha privato di ogni certezza, ha distrutto i nostri piani. Esser sopravvissuti al 2020 deve essere al tempo stesso vanto e responsabilità. Non è stato semplice, né scontato.
Mettere a frutto gli insegnamenti di questi assurdi 365 giorni è, a mio avviso, il miglior modo per rispettare chi purtroppo non è più al nostro fianco. L’elenco di ciò che abbiamo imparato è enorme, ma visto che siamo su SerieANews.com ci limiteremo alla cosa più importante tra le meno importanti: il calcio. E l’eredità di questo 2020, se parliamo di sport in generale e pallone in particolare, è una sola, chiarissima: chi lo tiene in piedi è soltanto la sua gente.
Negli ultimi due decenni il centro del gioco è passato dal botteghino agli abbonamenti delle pay-tv. Col tempo, ci siamo abituati al concetto di stadio virtuale, ad orari assurdi, allo ‘spezzatino’. Eravamo certi che il calcio dipendesse solo ed esclusivamente dalle tv, e bisognava accontentarle ad ogni costo. Il resto era contorno.
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Senza la sua gente, il calcio non esiste
Col 2020 abbiamo capito che senza la sua gente il calcio non esiste. Gli spalti vuoti sono stati un cazzotto in faccia a chi da anni ha allegramente smesso di pensare ai tifosi, cuore pulsante di quest’azienda atipica fondata su una passione tramandata da padre in figlio.
Con gli stadi chiusi, l’onnipotente sport più seguito al mondo è a un passo dal default, costretto a chiedere aiuti di Stato, a rimandare le scadenze, a implorare la riapertura degli stadi. Non è soltanto una questione di soldi, ché quelli, prima o poi, li trovi. Senza pubblico, il calcio si sta snaturando, è in agonia.
L’assenza del fattore campo ha dimezzato l’intensità perfino dei match di Premier League, spesso inguardabili come non era mai accaduto. Senza il contorno festoso, chiassoso e a volte maleducato dei tifosi, le partite sono diventate noiose. E in molti hanno smesso di guardarle. Non si divertono più.
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La grande lezione del 2020: bisogna tutelare i tifosi
I tifosi non solo tengono il calcio in vita, ma ne rappresentano il senso più alto. Se non c’è un boato ad accompagnarlo, un gesto tecnico vale infinitamente meno. Provate a cercare su Youtube un ‘golazo’ degli anni scorsi e paragonatelo con uno del 2020. La differenza, per quanto mi riguarda, è la stessa che c’è tra un bel gol alla PlayStation e uno vissuto in Curva.
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Nel 2021 gli stadi riapriranno gradualmente le loro porte e i tifosi, poco a poco, torneranno. Non apprendere la lezione del 2020 sarebbe un errore madornale, la cui conseguenza porterebbe al collasso dell’intero sistema. Per invertire la rotta, il calcio deve riportarli al centro del gioco, tutelare la passione vera, difenderla con i fatti.
Perché, se non ve ne siete accorti, i ragazzini hanno iniziato ad allontanarsi. E a preferire drammaticamente una diretta videogiocata su Twitch a una partita vera, una spettacolare finzione a una realtà che si è dimenticata di loro.