Diego Maradona Jr racconta a SerieANews.com le sue ultime, terribili settimane, tra il ricovero per covid e l’addio al padre
Diego Armando Maradona Jr, in poche settimane, ha vissuto sulla sua pelle le sofferenze che può causare il covid-19 e detto addio al suo papà a migliaia di chilometri di distanza, senza potersi muovere. Il destino gli ha riservato una prova durissima che il 34enne sta superando con dolore, ma con enorme maturità. Il figlio del Pibe de Oro ha raccontato queste giornate terribili ai microfoni di SerieANews.com: “Ho avuto una polmonite bilaterale causata dal covid. Ho capito che questo virus, senza alcun motivo, sceglie delle persone e le colpisce forte. I polmoni vanno in difficoltà e non riesci più a respirare”.
Hai idea di come ti sia contagiato?
“Attraverso i miei vicini di casa, mio figlio giocava col loro bambino. Il mio vicino, sua moglie e la mia hanno avuto solo un po’ di febbre, i bambini sono stati totalmente asintomatici. L’unico con problemi seri sono stato io, che mi alleno costantemente da anni e non avevo alcuna patologia pregressa. Zero”.
Come si è evoluta la malattia?
“Ho passato dieci giorni infernali a casa, poi il ricovero al Cotugno, dove sono arrivato in condizioni serissime e mi hanno salvato la vita. Li ringrazierò sempre. Ho avuto tutti i sintomi previsti dal virus, tranne la mancanza di gusto e olfatto. È stato un inferno. Per fortuna, condividevo la stanza con persone giovani, ma di notte spesso mi svegliavano le urla di dolore degli altri pazienti e ho visto tante persone morire. Un’esperienza che non auguro a nessuno”.
Hai avuto bisogno anche dell’ossigeno.
“Sì, per otto lunghissimi giorni. Indossi una maschera e sai che ti sta salvando la vita, però vorresti strapparla via dal viso. Un paradosso. La sensazione di oppressione sulla faccia è enorme, fa male sul mento e sul naso, che senti quasi sanguinare. Non puoi muoverti dal letto e devi convivere con quel rumore insopportabile. Era difficilissimo dormire”.
E in questo contesto terribile, hai saputo di tuo padre…
“Ti racconto. La sera prima, martedì notte, dormii molto male. Sentivo ansia, il covid ovviamente causa anche questo, ti fa impazzire. Alle otto ero già sveglio, e quando la giornata inizia così presto, in ospedale, non passa mai. Nel pomeriggio volli evitare di addormentarmi per non fare un’altra nottata, così vidi Parma-Cosenza di Coppa Italia. Un giornalista, improvvisamente, mi scrisse un messaggio chiedendomi se fosse vero quello che si raccontava in Argentina…”.
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Maradona Jr: “Scherzai con mio padre dopo l’operazione”
Purtroppo lo era.
“Sì, accesi il televisore e tutti i canali davano la notizia. Iniziai a chiamare le mie sorelle, le zie, l’avvocato… Non ricevevo risposta. Poi mi telefonó mia moglie, che era stata avvertita, e mi confermò tutto. Chiesi di essere immediatamente dimesso, l’istinto era volare subito in Argentina, visto che ormai ero negativizzato. Sarei dovuto uscire due giorni dopo, ma dopo qualche esame di routine, firmai per andar via prima”.
Quando comprendesti che il viaggio era impossibile?
“A casa potevo tornare, ma mi dissero che se mi fossi messo su un aereo avrei rischiato dei danni molto gravi ai polmoni. Dopo qualche ora, capii che la scelta giusta era restare a Napoli con la mia famiglia”.
Cosa ti ha colpito di questi giorni di lutto?
“Quello che ha detto Mourinho, perché più volte ho assistito alle sue chiamate con papà. Quando José dice ‘non mi mancherà Maradona, mi mancherà Diego’, so che è un pensiero sincero. Erano amici, davvero legati. Poi ho apprezzato tantissimo l’omaggio di Messi e la voglia messa in campo dai ragazzi del Napoli contro la Roma, Bruno Conti in ginocchio sui quartieri… Ecco, quello è il calcio che mi piace, che vorrei vedere sempre, al di là di ogni rivalità sportiva. E, ovviamente, mi hanno emozionato le manifestazioni della gente che ha amato papà, che continua a portarlo nel cuore, i cortei in città. Non ho potuto parteciparvi, ma forse è stato meglio così. Emotivamente, sarebbe stato troppo. Appena potrò, omaggerò papà in silenzio, insieme e alla mia famiglia”
Presto, il San Paolo diventerà ufficialmente stadio Maradona.
“Inaugurarlo con un Napoli-Boca sarebbe molto bello, suggestivo, meraviglioso, per un motivo molto semplice: papà ne sarebbe stato felicissimo”.
Qual è il ricordo più bello insieme a lui?
“I momenti a Napoli insieme a lui sono stati speciali. Qui era felicissimo. Al San Carlo lo vidi preparare uno spettacolo con lui a fare da mattatore in appena due giorni. Mi dedicó il finale chiedendomi scusa, ma gli ho sempre detto che non ce n’era alcun bisogno. Lui, però, voleva farmi un regalo dopo quello che avevo passato, tutto lo scetticismo che c’è stato intorno a me. Volle togliermi un enorme peso dalle spalle. Non lo dimenticherò mai”.
Quando lo hai sentito per l’ultima volta?
“Ci videochiamammo dopo la sua operazione alla testa. Ero già positivo al covid, ma non volevo preoccuparlo e non glielo dissi. Era sorridente, scherzò con me, mi prese anche in giro. Pensavo fosse in ripresa, lo pensavamo tutti. Non mi aspettavo quello che è accaduto”.
Negli ultimi anni eravate sempre più affiatati.
“Non ho avuto la fortuna di avere papà al mio fianco tutta la vita e i motivi di questo li sa solo Dio, ma quando è accaduto sono stato felice. L’amore di un genitore non basta mai, però resta la certezza che il tempo vissuto insieme è stato intenso, sincero. Siamo stati uniti come devono esserlo un padre e un figlio. Nel cuore mi resterà questo”.
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