Prandelli, al termine della partita persa al Franchi contro il Benevento, ha spiegato qual è il vero problema della Fiorentina
Non l’aveva sognata così e forse neppure immaginata. La prima sulla panchina della Fiorentina per Cesare Prandelli, tornato al Franchi dieci anni dopo, ha riservato un’amara sorpresa all’allenatore di Orzinuovi. Il Benevento, grazie al gol di Improta, ha vinto una partita strana, difficile, da ricostruire e analizzare per ripartire. Una gara che la Fiorentina ha condotto senza pungere, portando palla ma in modo sterile, col timore di perderla, costruendo poco e lasciando ampi varchi agli ospiti che potevano approfittarne anche più di una volta.
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Prandelli sarà chiamato a rivitalizzare l’anima della sua squadra, l’aspetto tattico sarà naturale conseguenza di un’autostima da ritrovare quanto prima. Lo stesso allenatore, al termine della partita, ha spiegato quali sono i reali motivi che stanno impedendo alla Fiorentina di spiccare il volo: “L’esordio è stato un incubo, c’è tanto da lavorare. La squadra è forte, ma è anche molto fragile e in campo escono tutti i difetti. Non è un problema di gioco ma di testa. Forse le aspettative sono troppo alte per alcuni giocatori”.
Prandelli individua un limite mentale dal quale ripartire, strano per una squadra che gioca senza pubblico, che in campo potrebbe esprimersi senza pressioni. Probabilmente le avverte in settimana, ma le stesse aspettative di cui parla Prandelli sono giustificate dagli sforzi della società che in estate ha allestito una squadra competitiva per puntare ai primi posti, a ridosso delle big.
La rosa è di valore, non merita il quindicesimo posto attuale, paga le difficoltà iniziali e questo ‘blocco’ che Prandelli dovrà cercare di abbattere. La Fiorentina, costruita per tornare in Europa, vanta giocatori di qualità, unisce talenti a calciatori di grande esperienza. In difesa Pezzella e Milenkovic sono stati blindati nonostante le tante richieste avute, a centrocampo Castrovilli è un gioiello e Amrabat un mediano completo che nel Verona, con Juric, era insostituibile.
In attacco – oltre a Ribery, per il quale non servono parole – ci sono Cutrone, Vlahovic, Kouamé e Callejon, nessun campione ma tutti calciatori utili, ognuno con le proprie caratteristiche, in cerca di un’identità tattica nella quale rifugiarsi. Il punto è questo: come giocherà la Fiorentina di Prandelli? Abbandonata la difesa a tre di Iachini, la squadra è ripartita dal 4-2-3-1. Anche per un nuovo modulo servirà tempo. Ma sarà tutto vano senza la svolta mentale. Prandelli a lavoro.
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