Al termine della partita contro il Cagliari, l’allenatore della Juventus, Andrea Pirlo, ha elogiato un suo calciatore
Gli elogi fanno piacere, quelli di Pirlo pesano di più: “Raramente ho visto un giocatore così forte”. L’allenatore della Juventus ha usato queste parole per commentare la prova di Adrien Rabiot contro il Cagliari. Da centrocampista a centrocampista, una cascata di complimenti che il francese avrà certamente apprezzato. Proprio lui che è stato tra i colpi di mercato più criticati degli ultimi mesi.
Ma qualcosa, ora, inizia a cambiare. Rabiot gioca, è al centro del progetto, cresce. Non è ancora al top della forma e neppure della carriera, nel senso che, avendo 25 anni, può dare di più, diventare altro, partendo dalla convinzione che ha nei propri mezzi e, ora, anche da queste frasi di Pirlo che saranno benzina per la propria autostima.
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Pirlo elogia Rabiot: perché non c’è (quasi) nessuno come lui
L’allenatore della Juve, parlando di giocatore ‘così forte’ si riferisce alle sue caratteristiche, non era un concetto in valore assoluto. Altri sono i campioni, Rabiot sta studiando per diventare un ottimo calciatore. “E’ completo – ha detto Pirlo dopo la vittoria contro il Cagliari – e raramente ho visto uno così forte fisicamente e tecnicamente. Neanche lui conosce appieno le sue qualità”.
La svolta dev’essere mentale oltre che tecnica e Rabiot, quest’anno, finalmente, ha ritrovato quella continuità che con Sarri mancava. Con 675′ in campo è il quinto giocatore più utilizzato in stagione, il primo tra i centrocampisti. Un dato indicativo, questo, a conferma di una fiducia ritrovata in panchina. Per Sarri, il francese non era indispensabile. Non aveva i tempi per il suo calcio, portava troppo palla, era molto solista, elegante ma anche lento nella conduzione della sfera. Pirlo, al contrario, concede libertà ai suoi. Anche col Cagliari ha sottolineato un concetto: “Divertirsi giocando a pallone”. Ognuno a modo proprio.
Quantità, qualità e pochi gol: pregi e difetti di Rabiot
Rabiot, 188 centimetri d’altezza, è un centrocampista completo, non un mediano e neppure un rifinitore. Dev’essere coinvolto, al centro della manovra, per dare il meglio. Non disdegna nessun ruolo: costruisce, col suo passo, ma sa anche distruggere, non tira indietro la gamba, si sacrifica per poi ripartire. In un altro calcio, sarebbe al top. Ma questo non lo aspetta, non lo invita a danzare sul pallone, pretende rapidità, due tocchi, dinamismo, ritmo. I gol come quelli al Milan, dello scorso anno, capitano raramente. Stupendi, ma anacronistici.
Per questo conviene adeguarsi e Rabiot ci sta riuscendo. Sfruttando le sue lunghe leve, il francese si sta rivelando un ottimo elemento in fase passiva. Con 1.7 passaggi intercettati a partita, è dietro solo a Danilo e Demiral nella speciale classifica. In ogni gara commette 1.6 falli di media, più cattivo di lui solo McKennie.
Un altro dato, questo, che conferma la sua attitudine al sacrificio. In fase di possesso, Rabiot spicca per precisione: non compie mai giocate difficilissime, sono 45 i passaggi a partita, ma colpisce la precisione, pari al 90.2%. D’altronde, il piede è di quelli educati. Ma nel calcio di oggi non basta. Serve altro. Anche qualche rete in più: due in due anni di Juve sono poche.
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