Skriniar e Gyomber fanno dimettere il CT della Slovacchia

skriniarCome riporta Sport Mediaset ci sarebbe il comportamento poco professionale di 7 giocatori, tra cui l’interista Milan Skriniar e il perugino Norbert Gyomber, dietro l’addio alla guida della nazionale della Slovacchia da parte di Jan Kozak. Il Commissario Tecnico, colonna della Nazionale della Cecoslovacchia dal 1976 al 1984, alla guida della compagine nata dalla scissione tra Repubblica Ceca e appunto Slovacchia, era in carica dal 2013.

IL PARTY DI SKRINIAR

I fatti. La Slovacchia ha avuto un pessimo percorso nel girone 1 della Lega B della Nations League, zero punti frutto di due sconfitte in altrettante gare, 1-0 in Ucraina, 1-2 nel “derby” con la Repubblica Ceca. Ma come detto è stato il comportamento di alcuni giocatori cardine della formazione, Skriniar, Dubravka, Gyomber, Lobotka, Sull, Satka e Weiss a fargli prendere la clamorosa decisione. I sette atleti dopo la sconfitta anziché meditare sul doppio ko e rispettare gli orari di rientro decisi dal tecnico, hanno partecipato ad un party i cui contorni non erano per educande ed hanno raggiunto la sede del ritiro abbondantemente fuori orario. La Federazione Calcio della Slovacchia ha annunciato in una nota ufficiale che i calciatori in questione non riceveranno alcun indennizzo in caso di futura convocazione in Nazionale.

LE PAROLE DI KOZAK

Dopo qualche giorno di riflessione, sempre secondo Sport Mediaset, è stato lo stesso Kozak a spiegare il motivo del suo addio. “La sera stessa ho rivisto due volte il video della partita, per poi scoprire che sette giocatori avevano lasciato il ritiro per poi rientrare a tarda notte. Questo episodio mi ha fatto davvero male, come uno schiaffo in piena faccia. Avrei potuto far finta di niente, ma non sarebbe stato nel mio stile. Oppure avrei potuto cacciare i sette giocatori dalla nazionale, ma onestamente non me la sarei sentita di pregiudicare il futuro della Slovacchia mandando a casa calciatori del calibro di Dubravka, Skriniar, Lobotka e Weiss, perché la nazionale non può prescindere dalle loro qualità. Allora ho preso la decisione di dimettermi: ho chiamato il presidente, ma non gli ho spiegato il motivo perché questi ragazzi sono come figli per lui e non volevo dargli un ulteriore dispiacere”.

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