Si dovrebbe giocare il 9 dicembre ad Asuncion, capitale del Paraguay, il match di ritorno della finale di Copa Libertadores River-Boca. La decisione non è ufficiale, anche perché mancano gli ok di River e Boca, ma è l’ipotesi che la Conmebol, l’equivalente sudamericana della UEFA, sta studiando dopo la riunione di questa mattina che avrebbe dovuto portare alla definizione di una nuova data e una nuova sede per la finale di Copa tra Millonarios e Xeneizes rinviata (per due volte) nel fine settimana e poi sospesa dopo l’attacco al pullman del Boca avvenuto sabato. Non c’è comunque accordo né tra i club, né tra i presidenti federali.
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Copa Libertadores, River-Boca, processo ai Millonarios
La federcalcio sudamericana (Conmebol), in attesa della decisione definitiva sull’eventuale giorno della finale di ritorno di Copa Libertadores ha comunicato di “aver aperto un processo disciplinare d’ufficio contro il Club Atletico River Plate per gli incidenti occorsi lo scorso 24 novembre in occasione della gara di ritorno della finale” contro il Boca Juniors. “L’apertura del processo è stata notificata al River che ha 24 ore di tempo per replicare e presentare le prove a sua discolpa”. Al contempo, il presidente della Confederazione calcio sudamericana, Alejandro Domínguez, ha scritto una lettera aperta per tornare sui gravi episodi di violenza di sabato scorso allo stadio Monumental di Buenos Aires con la decisione di sospendere la finale di ritorno di Coppa Libertadores tra i due club argentini. “Nel calcio non si vince con pietre o aggressioni ma sul campo”. E invita i presidenti dei club a “comprendere come la responsabilità che hanno nelle loro mani va ben oltre la semplice difesa dei loro colori e degli interessi dei loro club”.
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Si dimette il ministro della Sicurezza di Buenos Aires
Il brutto episodio dell’assalto al pullman del Boca Juniors mentre si dirigeva sabato scorso allo stadio Monumental per disputare la finalissima di Coppa Libertadores contro i cugini del River Plate, con il conseguente rinvio della partita, ha portato alle dimissioni di Martin Ocampo, ministro della Sicurezza della capitale. Ocampo si è definito “responsabile politico” di quanto accaduto sabato scorso sottolineando come ci siano state delle “manchevolezze dal punto di vista dell’ordine pubblico” nelle operazioni di sicurezza ed è per questo che è stata avviata “una indagine per determinare quali sono le responsabilità”