Kutuzov: “Milan, nuovo modo di fare business. Sampdoria e mondo Juve…”

Intervista esclusiva all’ex calciatore Vitali Kutuzov, che ai microfoni di SerieANews.com ha parlato di tanti argomenti

Vitali Kutuzov ha appeso gli scarpini al chiodo qualche anno fa. Oggi è si occupa di calcio attraverso l’imprenditoria, non abbandonando il divertimento dell’hockey sul ghiaccio. La vita dell’ex attaccante bielorusso, però, ha preso anche una piega diversa. Sì, perché Kutuzov ha avviato un progetto chiamato ‘Sportex Club‘, una piattaforma digitale che si occupa di gestire al meglio un club attraverso nuove risorse. E dove il protagonista principale è il tifoso, il vero consumatore e cardine del calcio per un club, che può anche assumere potere decisionale attraverso l’acquisto di quote di una società.

Kutuzov Milan Juventus Sampdoria
Kutuzov (LaPresse) SerieANews.com

Sono tanti i progetti in via di sviluppo, ma ciò che appare più evidente nell’intervista esclusiva realizzata da SerieANews.com, anche analizzando i modelli -per esempio- di Milan e Sampdoria, è che il calcio italiano debba avviarsi a un nuovo modello di business. Non è semplice, perché l’Italia è un paese notoriamente anziano e tradizionalista e quindi troppe novità possono anche provocare spavento. Ciò che è più importante, tuttavia, è solo e sempre il club e la sua sostenibilità. La sua valorizzazione, dunque, diventa fondamentale per la crescita e il raggiungimento di obiettivi sportivi ed economici.

Con Kutuzov abbiamo toccato vari argomenti, come per esempio l’addio di Maldini dal Milan, il cambio di proprietà della Sampdoria e il calcio italiano che ha bisogno di un cambio di visione per la crescita dei club.

Questa fase che sta attraversando il Milan con l’addio di Maldini, che conseguenze o benefici avrà?

“Sicuramente qualcosa cambia, ma sta di fatto che per la società l’importante è avere introiti economici. Maldini è una garanzia dal punto di vista tecnico, ma penso che il mondo del calcio si avvia verso un’evoluzione. Devi creare qualcosa che ti produce soldi. Nel mondo moderno se io vinco sul campo non è che poi automaticamente sopravvivo a livello economico, anzi. Adesso diventa molto difficile vincere, avere i giocatori che portano spese altissime e avere grande disponibilità economica. La cassa va battuta alla fine della stagione, penso che la dirigenza è andata in questa direzione. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra le parti. La visione di Maldini, magari, era diversa da quella di Cardinale. E’ normale che i tifosi ci vedano qualcosa di negativo, ma bisogna anche guardare il lato positivo. Il club deve vivere, raggiungere gli obiettivi e guadagnare per vivere bene. Se non guadagni, arrivi a un livello affrontato in passato da squadre come Salernitana e Bari. Purtroppo la malattia del calcio italiano è questa. Si vive il calcio con un modello passato, ma oggi le cose sono cambiate. I club devono produrre denaro e spendere: qua produciamo poco e spendiamo tanto”.

Tanti club con i conti in rosso.

“Conti sempre in rosso e debito totale sempre in aumento. Il calcio italiano oggi non compra nessuno. Solo prestiti e giocatori a costo basso, a parametro zero. Ma ci può stare, certo, nascono acquisti di mercato particolari, belli. Non dico che è una cosa negativa prendere un calciatore a zero, rivenderlo e poi fare una grossa plusvalenza. Ma bisogna anche trovare un modo per monetizzare attraverso il tuo pubblico, trovare liquidità. Fidelizzare il proprio pubblico anche attraverso i token, andare sul digitale. Da una semplice vendita di un biglietto all’acquisto di un giocatore attraverso il contributo del pubblico. Perché non permettere al mio pubblico di comprare un giocatore che vogliono loro e che sta bene alla società. Chiedi al pubblico che giocatore vuole, si esprimono e spendono 5 euro ciascuno. E il giocatore arriva. Perché no?”.

Un nuovo modo di fare business.

“Ci possiamo girare intorno quanto vuoi, ma i modelli di business delle società sono ferme al secolo scorso. Cardinale ha un suo modello e ha esperienza in altre attività, come ad esempio il baseball. Vogliono portare qui la loro esperienza commerciale. E il Milan ora diventa più commerciale”.

Pensi che siamo spaventati dal fatto che sia un modello diverso?

“Sì, perché è una cosa nuova. E grossomodo in Italia finora nessuno lo ha fatto. Magari un pochettino qualcuno ci ha provato, ma nessuno lo fa. E questo alla gente mette paura. Non sappiamo quanto guadagna Maldini, magari ha uno stipendio molto alto e devono abbassare le spese. Non lo sappiamo. Magari il Milan voleva tenerlo perché è un esempio di cultura milanista e non se lo possono permettere. Oppure quello che dava lui non va bene o non basta per far sopravvivere la società”.

La Sampdoria, invece, ha cambiato proprietà.

“Per la Sampdoria il problema è lo stesso, ci sono 200 milioni di debiti. Il nuovo club deve saldare tutto e recuperare questi soldi e non la vedo una cosa semplice. Spero che miglioreranno la situazione anche se non sarà una cosa facile. Oltre a questo, bisogna fare la squadra da zero in Serie B, però la guardo con entusiasmo. Magari cambia il modello non vivendo più nel passato, perché è brutto vedere la Samp in queste condizioni, poteva anche fallire. Ma questo declino dura da 10 anni e non è iniziato ieri. Noi siamo rimasti a guardare, nessuno ha proposto qualcosa di nuovo e dal declino è arrivata allo sbaraglio. Adesso non manca chi ha esperienza a lavorare con top management, credo che non mancherà conoscenza di direttori e procuratori. Come vedo c’è un collegamento con il mondo Juventus. L’unica cosa che mi fa paura è che nasca un’altra catena di squadre collegate, secondo me mette in cattiva luce il calcio italiano. Non si tratta di multiproprietà, ma hanno interessi simili. Vedo tutti i dirigenti formati alla Juventus. Io ti dico già un pronostico, tra poco arriva lo sponsor Adidas. Sono conseguenze tra legami alle altre piccole società. Se non hanno altre opzioni, per la Sampdoria è meglio così”.

Come pensi che evolverà la situazione a Bari?

“Se succede ciò che è successo alla Salernitana è brutto per tutta la Serie A ed è anche per situazioni come questa che non pagano i diritti tv. C’è l’ombra negativa sul campionato ed  è per questo che va programmato e fatto prima. Vendere il Napoli o il Bari. Magari arriva un altro proprietario, ma va fatto in anticipo per non danneggiare l’immagine della società e della Serie A. Poi è soprattutto brutto per i tifosi stessi, che ci credono, vanno allo stadio e spendono soldi. Quando sei così stile fratello maggiore-minore è brutto per entrambe. Bisogna trovare un modello business che rende più stabile tutta la struttura”.

Credi che i soldi dell’Arabia Saudita stiano drogando il mercato?

“Loro vogliono approfittare della passione per riempire stadi, vendere abbonamenti e diritti tv. Ma chi guarda il campionato lì? Nessuno. L’unico modo per portare un giocatore lì è spendere soldi qua. Qui è possibile trovare giocatori buoni, con qualità, che crescano grazie a settori tecnici e allenatori importanti. Hai tutto per farlo. E adesso si va verso un modello belga e olandese, quello che in Italia fanno un po’ Atalanta e Sassuolo che stanno vivendo un periodo molto positivo. Lo stesso lavoro che ha svolto il Napoli è ottimo, perché riesce a portare i suoi giocatori a un buon livello e a venderli. Poi riesce a prendere giocatori di alto calibro come Kvaratskhelia. Sembra ieri di vivere la cessione di Koulibaly, sembrava un dramma. Via uno dei migliori difensori al mondo, ma al Napoli sono riusciti a essere equilibrati. Hanno vinto lo Scudetto. Così facendo liberano risorse economiche, portano un altro gioiello e in poco tempo costruiscono un giocatore di livello mondiale. Questo è un modello di business che fa funzionare il club. L’interesse del pubblico c’è e va approfittato al meglio. Va valutato 24/7 e non solo la domenica, perché è un pubblico diverso che gioca alla playstation, va su Tik Tok. Un pubblico più virtuale, veloce, che ha difficoltà a guardare una partita da 90′, ma sui social segue la tua squadra. A persone del genere non vendi la partita, ma qualcosa di diverso”.